Mirko Ceronti Inserito: 29 ottobre 2013 Segnala Share Inserito: 29 ottobre 2013 Voglio condividere con gli amici nonchè colleghi del forum, lo schemino che ho progettato e realizzato a causa di una necessità emersa nell'ambiente di lavoro dove opero. Un paio di settimane fa, il responsabile del reparto "Taglio Tessuti" dell'azienda dove lavoro adesso, si è presentato da me chiedendomi : Mi puoi provare questo motorino ? L'ho guardato un attimo ed ho chiesto che motorino fosse, ovvero quale funzione svolgeva sul macchinario dal quale era stato smontato. Risposta : Funzione di affilatura della lama di taglio del tessuto Da cui presi lo schema del macchinario e controllai, e vidi che si trattava di un brushless a 12 Volt con encoder d'albero a 3 sensori "Hall" e quindi pilotato in modalità trapezioidale. Risposi perciò che non potevo provarglielo attaccandolo alla rete, o facendo uso del classico alimentatore DC a 12 volt, poichè serviva un azionamento dedicato per poterlo collaudare al banco. E visto che sul macchinario accadeva che ogni tanto saltava il fusibile dell'azionamento medesimo, serviva un driver super partes che ne sancisse lo stato di salute. Per cui mi son messo all'opera ed ho progettato e realizzato questo circuitino . E' qualcosa di banale, ma allo stesso tempo funzionabilissimo. (e molto interessante sotto il profilo dei test che si possono eseguire) Non avendo ulteriori dati sul motore, non sapevo a quanti Volt funzionassero i sensori Hall dell'encoder d'albero, per cui per star dalla parte del sicuro li ho alimentati a 5 volt, anche se ciò ha implicato l'uso di un'ulteriore alimentazione. Ulteriore poichè ne abbiamo altre 3, ovvero quella a 12 volt che alimenta tutta la logica, compreso l'ormai stracollaudato (mio) circuito del limite di corrente, l'alimentazione del bus DC che può andare da 0 fino ai 24 volt ed i 15 volt nstab che alimentano lo stadio d'accensione di lato alto del ponte. Il motorino da schema risulta essere da 6 ampere, per cui (fissato il limite di corrente) finchè non si raggiunge quel valore, si può eccedere oltre i 12 volt di alimentazione del Bus-DC, in base alla velocità a cui lo si vuole far girare senza problemi. Infatti a 24 volt di Bus-DC, l'assorbimento non supera comunque i 4 Ampere. Una volta collegato avvolgimenti del motore, ed encoder d'albero, si alimenta il Bus-DC con un alimentatore variabile 0-:-24 Volt e lo si alimenta a 0 Volt. Poi si aumentano i Volt d'uscita e si noterà che il motorino inizia a girare, e che i giri aumentano mano a mano che i volt salgono, proprio come accade in un normalissimo motorino DC con spazzole e magneti permanenti sullo statore. Ma..... questo è un motore trifase in AC .....senza spazzole. Da cui il termine Brush-less, che (come terminologia) non significa come si potrebbe essere indotti a pensare che gli mancano le spazzole (altrimenti brusless sarebbero anche tutti i motori a passo, i sincroni, gli asincroni etc..) ma che la sua rotazione è funzione della posizione angolare del rotore (proprio come in un motore a corrente continua col collettore) e non del tempo (frequenza degli impulsi). Quindi il motore gira per effetto del consenso che ogni volta emette l'encoder d'albero (come informazione) sul dove si trova il rotore ogni 60° di rotazione, consenso che raggiungendo la logica dell'azionamento, lo informa che è giunto nella posizione comandata, e che necessita quindi di un ulteriore impulso per raggiungere la successiva posizione che si troverà ai 60° successivi. Si innesca così una sorta di feedback positivo (come l'effetto larsen del microfono con l'altoparlante, o della fotocellula con la lampadina) tra il trasduttore d'ingresso (encoder d'albero) ed il trasduttore d'uscita (motorino) proprio in virtù della loro "reciprocità" . Feedback che (a questo punto) può essere limitato solo dalla tensione di alimentazione ed è perciò che un normale motore trifase si trova ad avere comportamenti da motore in corrente continua aumentando o diminuendo i giri agendo sui Volt e non sugli Hertz come farebbe un comune inverter. Ovvero....i giri aumentano per effetto dell'aumento degli Hertz, ma chi li fa aumentare sono i Volt.... ......troppo complicato ? Allora proviamo con un esempio pneumatico. Continua... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Mirko Ceronti Inserita: 29 ottobre 2013 Autore Segnala Share Inserita: 29 ottobre 2013 Guardate il circuito di figura 1 Altro non è che un oscillatore ad onda quadra realizzato con 2 semplici porte logiche NOT la cui frequenza del segnale in uscita la si può regolare agendo sul potenziometro inserito fra l'ingresso e l'uscita della prima porta. Se colleghiamo un led all'uscita della seconda porta, lo vedremo semplicemente accendersi e spegnersi all'infinito, in 2 parole : lampeggiare ! Agendo quindi sul potenziometro, aumenteremo o diminuiremo la frequenza del lampeggio. Ma....ora noi, invece di collegare all'uscita dell'oscillatore un led, gli colleghiamo la bobina di un'elettrovalvola monostabile a 5 vie 2 posizioni, a sua volta collegata pneumaticamente ad un pistone a doppio effetto (D.E.) Anche questo circuito è banale, non serve essere dei tecnici industriali per afferrarne il funzionamento. Infatti (figura 2) collegando una linea in pressione a 6-:-7 bar proveniente da un compressore dove c'è scritto "ingresso aria 7 bar" noi avremo che l'aria attraversando il riduttore (regolatore) di pressione, entrerà in "P" e seguendo la freccia del simbolo-elettrovalvola, uscirà da "A" per dirigersi verso la camera negativa del pistone. In virtù della forma di quest'ultimo (e per effetto dell'aria in arrivo e che spinge), lo stelo arretrerà comprimendo l'aria presente nella camera positiva del pistone, la quale troverà sfogo attraverso la via "B" dell'elettrovalvola a 5 vie per potersi così sfogare (scaricarsi) attraverso l'orifizio "S" in atmosfera. (condizione di riposo oppure "home") Chiarito questo concetto, osserviamo che quando il solenoide dell'elettrovalvola viene eccitato (uscita dell'oscillatore ad 1) il cassetto dell'elettrovalvola si sposta, e la condizione pneumatica si inverte completamente (figura 3) ovvero ora l'aria entra sempre da "P" ma si dirige verso l'uscita "B" andando così (questa volta) a riempire la camera positiva del pistone, il quale avanzerà facendo fuoriuscire completamente lo stelo, e l'aria accumulatasi precedentemente nella camera negativa, fuoriuscirà da "A" verso l'orifizio "R" sfogandosi in atmosfera. Bene, abbiamo sancito le 2 condizioni possibili di lavoro di un pistone a doppio effetto azionato da un'elettrovalvola a 5 vie 2 posizioni. Ora, se lasciamo l'oscillatore acceso e libero di produrre la sua onda quadra ai capi dell'elettrovalvola, l'effetto visivo sarà quello di uno stelo che fuoriuscirà e rientrerà a cadenza regolare, ed a frequenza che dipenderà da come è impostato il potenziometro di regolazione. Quindi se noi lo posizioniamo su una frequenza d'uscita bassa, vedremo lo stelo fuoriuscire e rientrare comodamente esprimendo completamente tutta la sua corsa. Se alzeremo la frequenza, inizieremo ad osservare un moto più effervescente, fino a raggiungere un moto a dir poco convulso se alzeremo ulteriormente il valore degli Hertz. Se poi esagereremo, allora il fenomeno che si produrrà sarà quello di uno stelo che fuoriesce nel tentativo di raggiungere il fondo corsa, ma prima di riuscirci giungerà l'impulso successivo che gli imporrà l'inversione del moto rispedendolo a "casa" (home) ma ancor prima di giungervi, si ripresenterà l'impulso successivo che gli imporrà di nuovo di uscire, e così via, fino all'ottenere una vera e propria "corsa sul posto" da parte dello stelo del povero pistone così maltrattato, rendendo così l'applicazione inutilizzabile Bene.... E quindi ? Perchè ci siamo raccontati tutta questa storia ? Per poter introdurre il seguito..... Continua Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Mirko Ceronti Inserita: 29 ottobre 2013 Autore Segnala Share Inserita: 29 ottobre 2013 Osservate ora la figura 5 Abbiamo sempre lo stesso circuito pneumatico degli esempi precedenti, ma cambia totalmente il circuito elettrico. Non c'è più un oscillatore ad onda quadra che comanda il solenoide dell'elettrovalvola, ma abbiamo una logica a relè che assolve ad una funzione che ora andiamo a vedere. Intanto premettiamo che quasi tutti i pistoni pneumatici industriali hanno calettato sul fondo dello stelo un magnete permanente che ha la funzione di informare qualunque tipo di logica che lo asservirà, in quale delle 2 posizioni (lavoro o riposo) si trova. La calamita interna agisce a sua volta su 2 sensori reed che vengono fissati ai 2 estremi del pistone che chiameremo "Home" e "Work" Bene. Ora se alimentiamo il circuito col pistone in posizione di riposo (Home) il rispettivo reed si troverà la calamita davanti, ed il contattino interno sarà quindi chiuso. Per cui dicevo, alimentando il circuito, il relè "R" tramite questo contattino riceverà corrente sulla bobina e si ecciterà chiudendo il proprio contatto in modalità di autoritenuta. Questo contatto "R" attiverà anche l'elettrovalvola la quale scambiando il cassetto manderà aria nella camera positiva del pistone (espellendola da quella negativa) proprio come avveniva in figura 3. Nel momento in cui l'aria invade la camera positiva, lo stelo avanza e la calamita abbandona il reed Home, ma non importa, poichè il contatto R in autoritenuta mantiene eccitata lui l'elettrovalvola. Ora, lo stelo raggiungendo il suo fondo corsa fa sì che la calamita interna vada a commutare il reed Work, e ciò farà sì che il relè "X" si ecciti. Costui ha un contatto normalmente chiuso in serie al montante della bobina di "R" e se "X" si eccita, questo contatto si apre ed il relè "R" cade aprendo il contatto di autoritenuta e diseccitando l'elettrovalvola. Per cui ? Per cui ad elettrovalvola diseccitata il cassetto torna nella posizione originale ed il circuito pneumatico si inverte riportando aria nella camera negativa e svuotando quella positiva del pistone il cui stelo tornerà a riposo. Tornando a riposo il contattino dentro al reed Work torna ad aprirsi, ma torna a chiudersi quello del reed Home da cui era iniziata tutta la gimcana, ed il movimento quindi si ripeterà così all'infinito. Esattamente come accadeva col circuito di figura 4 Quindi ? Dove sta la differenza sostanziale del sistema se i 2 circuiti elettrici anche se totalmente diversi ottengono comunque il medesimo risultato ? Sta nel concetto. Continua..... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Mirko Ceronti Inserita: 29 ottobre 2013 Autore Segnala Share Inserita: 29 ottobre 2013 Intanto i più attenti si saranno accorti che qui manca un dispositivo (come lo era il potenziometro) per regolare la frequenza degli impulsi e quindi il numero di manovre al minuto. Ma io vi garantisco che anche qui come nel circuito di figura 4, la possibilità di regolare la frequenza degli impulsi c'è eccome. Se io agisco sul valore di pressione dell'aria a monte del circuito pneumatico (ingresso "P" dell'elettrovalvola) avrò che con 1 bar, il sistema sarà lento, poi mano a mano che agendo sul riduttore di pressione i bar in ingresso aumentano, vedrò lo stelo del pistone avanzare ed arretrare sempre più velocemente. Dirò di più.....mentre col sistema a pilotaggio in frequenza (circuito oscillatore) aumentando a dismisura la frequenza degli impulsi all'elettrovalvola, si sarebbe assistito ad una sorta di corsa sul posto dello stelo nel cilindro, col secondo metodo, che chiameremo ad individuazione di fine corsa raggiunto mai assisteremo a questo ridicolo fenomeno, a qualunque pressione imposta lo stelo fuoriuscirà e rientrerà completamente, il limite unico di questo metodo, sarà la tenuta dei vari componenti pneumatici alla pressione imposta (un po' come dire "alla saturazione dei circuiti magnetici del motore ed al surriscaldamento degli avvolgimenti per effetto Joule") per cui è chiaro che se esagereremo coi bar, gli attacchi rapidi del tubo rilsan cederanno, la valvola s'incepperà il pistone scoppierà e quant'altro (proprio come quando si danno 100 Volt ad un motore nato per 12 Volt) ma fino a prima di cedere il sistema assolverà al suo compito, ossia quello di raggiungere ogni volta gli estremi della corsa a prescindere dalla velocità. Per cui al messaggio N°# 1 dicevo che la rotazione di un brushless non dipende dalla frequenza, ma dalla sua posizione angolare (come in un motore a corrente continua) ed anche nell'esempio di figura 5 l'alternanza di moto dello stelo dipende dalla posizione "rettilinea" dello stelo (o tutto fuori o tutto dentro) e non dalla frequenza degli impulsi come nel primo esempio di figura 4. E in questo caso la funzione di "encoder d'albero" è svolta dai 2 sensori reed di Home e di Work. In figura 4 aumentare la pressione invece della frequenza, porta sì a velocizzare l'escursione, come dire : se lo stelo uscendo impiega 2 secondi a raggiungere il fondo corsa, alzando la pressione impiegherà 1 secondo, ma per il rientro è costretto ad aspettare l'impulso successivo il fatto che abbia il triplo dei bar che lo alimentano non aumenta il numero delle manovre al minuto, queste incrementano solo agendo sulla frequenza. Ed infatti, in un motore sincrono trifase aumentare la tensione non fa aumentare i giri, ma solo la coppia ovvero potrà così trasportare un carico all'albero maggiore. Come nel pistone di figura 4, se lo stelo avesse un peso applicato, aumentando la pressione (tensione) potremmo aumentare il peso applicabile allo stelo medesimo, ma la velocità di quest'ultimo in termini di escursioni al minuto rimarrebbe invariata. Invece nel pistone di figura 5, la pressione ha lo stesso ruolo che ha la tensione in un motore a corrente continua con collettore e spazzole. Ed infatti potremmo dire in questo modo di aver realizzato un pistone a concetto di movimentazione......brushless Continua.... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Mirko Ceronti Inserita: 29 ottobre 2013 Autore Segnala Share Inserita: 29 ottobre 2013 Ora però, il circuito presentato al post 1 è l'equivalente elettronico del sistema-paragone di figura 5 (brush-less) Sarebbe bello, visto che abbiamo già a disposizione lo stadio di potenza, poterlo sfruttare anche per comparare il sistema di figura 4 (inverter) Ed è per questo che pur lasciando invariato lo stadio di potenza, sono andato a progettare uno stadio di comando che piloti il motore ad impulsi in frequenza (funzione del tempo) togliendo fotoaccoppiatori ed encoder d'albero, ed inserendo un contatore sequenziale tipo CD4017 che conta 3 volte, con (però) un gioco di matrice a 9 diodi che serve per creare la legge di commutazione necessaria a far ruotare un motore trifase. Ne è quindi scaturito il circuito seguente Continua.... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
gabri-z Inserita: 29 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 29 ottobre 2013 Buon giorno a tutti ! BELLO 'STO LAVORO !!! L'ultimo post mi impedisce di fare la domanda che Ti avevo preparato leggendo i precedenti ; la risposta (non per me , che la sapevo , l'hai già data) . Hai aperto (e chiarito) un tema interessante ;se l'avessi un capello .... P.S. E' il brushless che stavi "digerendo" quando avrei perso la scommessa ? (M.P.) Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
tesla88 Inserita: 29 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 29 ottobre 2013 Ottimo lavoro Mirko sia come presentazione che come schema, credo che per la tua azienda tu sia una risorsa inestimabile. Vorrei farti una domanda, visto che sei così esperto in materia, anni addietro siccome mi ero ritrovato con diversi Hard Disk guasti, mi era venuta la voglia di provarne i motori, più per divertimento che altro, ho però riscontrato la difficoltà nel comandarli in quanto hanno solo 3 terminali e dovrebbero essere dei brushless sensorless (che uno dice , less di quà e less di là , non hanno nulla sti motori ) scherzi a parte, credo che venga usato lo stesso principio (a livello stadio di potenza e comando) però la rilevazione credo venga fatta con sensori di corrente sugli avvolgimenti. Dici che è fattibile adattare il tuo circuito a questa tipologia? Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
gabri-z Inserita: 29 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 29 ottobre 2013 Buona sera a tutti ! Se possibile , mi piacerebbe sapere se il MPSA 44 era a ''portata di mano'' , oppure il circuito doveva già poter controllare motori di tensione maggiore ; Grazie ! Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Mirko Ceronti Inserita: 29 ottobre 2013 Autore Segnala Share Inserita: 29 ottobre 2013 (modificato) Come sempre non posso che ringraziarVi per i vostri generosi commenti, inquisendoVi allo stesso tempo del solito : Troppo buoni (ma continuate pure...Vi prego ) Per Gabri-Z : Sì, questo è proprio quel circuito che t'ha fatto perdere la scommessa Per Andrea : Premetto che sono molto meno esperto di quel che può apparire, infatti non ho mai preso in mano il motorino di un Hard Disk. Comunque presumo (vista la maniacale stabilità dei giri che si pretende da costoro) che siano dei motorini trifase sincroni. (dato che mi dici che han 3 fili) Per averne la certezza matematica, io collegherei le sonde di un oscilloscopio in doppia traccia a 2 dei 3 fili che fuoriescono, e facendo ruotare l'alberino a mano se vedi sullo schermo 2 sinusoidi sfasate di 120° , è un sincrono. E del resto "costruttivamente" parlando, i brushless sono fatti come i motori sincroni con rotore a magnete permanente. (Qualcuno li chiama anche : I motori trifase a corrente continua.....sembra un ossimoro) Se invece non vedi nulla allora è un asincrono. (ma in un Hard Disk non credo) Per cui con il secondo circuito col 4017, per me li muovi senz'altro; avere però le caratteristiche di un brushless-sensorless direi proprio di no. Io sono a conoscenza del controllo brushless sinusoidale (questo mio è di tipo trapezioidale) ma che solitamente si esplica sfruttando sì le 3 correnti come dicevi Tu, ma in aggiunta anche ad un resolvers o ad un encoder incrementale altamente risolutivo, e non con un trasduttore d'albero da 6 impulsi/giro come questo. Per cui quest'ultimi da me ora menzionati non possono certo dirsi dei...sensorless. Sensorless possono essere gli inverter a controllo vettoriale quando agiscono su un comunissimo asincrono trifase, poichè sfruttano degli algoritmi di calcolo (grazie a processori potentissimi) che conoscendo reattanza e resistenza degli avvolgimenti riescono in base a calcoli istantanei a sapere dove si trova il rotore ed a orientare di conseguenza il campo per poter avere continuamente il massimo della coppia disponibile. (frustami pure Livio se ho scritto una castronata ) Se possibile , mi piacerebbe sapere se il MPSA 44 era a ''portata di mano'' , oppure il circuito doveva già poter controllare motori di tensione maggiore Dunque Gabri, quello che vedi disegnato, è un ponte H ad 8 transistor (dove io in questa applicazione ne ho utilizzati e disegnati solo 6) che ho sempre pronto e già assemblato dentro ad una scatola in garage, e che tiro fuori quando devo fare esperimenti di questo genere (per non stare ogni volta a ri-realizzarlo) E' quindi un dispositivo che ho costruito con caratteristiche universali, come dire : anche se gli dai 310 Vdc funziona lo stesso. Però....nel caso specifico, se avessi dovuto costruirlo da zero, avrei probabilmente usato degli IRFZ44 al posto degli IRFP450, e dei bc 337 al posto degli mpsa44. Io avendo fatto le prove al banco con quei componenti, ho presentato il circuito con quei componenti. (non si sa mai) Ma presumo che (per applicazioni massime di 24-:-30 Volt Bus-Dc) vadano senz'altro bene anche altri componenti meno costosi. Saluti Mirko Modificato: 31 ottobre 2013 da Mirko Ceronti Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
GiRock Inserita: 30 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 30 ottobre 2013 I LIKE IT!!! Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
gabri-z Inserita: 30 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 30 ottobre 2013 Buon giorno a tutti ! Però....nel caso specifico, se avessi dovuto costruirlo da zero, avrei probabilmente usato degli IRFZ44 al posto degli IRFP450, e dei bc 337 al posto degli mpsa44. Io avendo fatto le prove al banco con quei componenti, ho presentato il circuito con quei componenti. (non si sa mai) Sapevo io che non sono estinti quelli che pensano anche al '' non si sa mai '' Ci sono , (purtroppo) , sul mercato , circuiti sui quali , tentando di risparmiare un ulteriore ''centesimo'' , smettono di funzionare ! Poi ci domandiamo come mai non funziona più per colpa di una tempesta avvenuta a................30 Km di distanza ! Sì, questo è proprio quel circuito che t'ha fatto perdere la scommessa Non l'ho persa...perché non l'avevo ancora fatta !(e sarebbe stata da fare con........me stesso ! !) P.S. I Tuoi schemi cadono nel momento giusto per i miei ultimi 15 anni di vita (poco lavoro , un po di tranquillità , non devo pensare dove mettere al riparo i miei soldi ) , per qui mi dedicherò a sperimentarli ! (i componenti gli ho già che altrimenti , nemmeno l'alimentazione potrei fare con quel che posso pagare ) Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Livio Orsini Inserita: 30 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 30 ottobre 2013 Bel lavoro Mirko! Sinceri complimenti. Però dovresti cominciare a pensare ad usare un qualche micro (che anche un anagramam del tuo nome ) Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Nino1001 Inserita: 30 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 30 ottobre 2013 Se ho tempo faccio lo schema a blocchi perchè così mi gira la testa. Ne approfitto per chiederti che programma usi per il disegno. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
tesla88 Inserita: 30 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 30 ottobre 2013 Il programma è MS Paint che sta per MirkoSelf Paint , scherzi a parte Mirko usa davvero Paint ... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
gabri-z Inserita: 30 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 30 ottobre 2013 MirkoSelf Paint , Non c'è di meglio ; Pensate alla mancanza di corrente ; come farebbe ? Poi il bello è pensare a chi non sa usare il ---Self Paint ! Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Mirko Ceronti Inserita: 30 ottobre 2013 Autore Segnala Share Inserita: 30 ottobre 2013 Ringrazio senz'altro Livio per il Suo giudizio sul mio operato Però dovresti cominciare a pensare ad usare un qualche micro (che anche un anagramma del tuo nome ) Me lo ripeto ogni anno, "questa è la volta che inizio a programmare i pic" e poi il tempo scorre ed io mi ritrovo sempre e comunque a destreggiarmi con la logica combinatoria. Il fatto è che non ho le idee chiare su come partire e con quale starter Kit intraprendere l'avventura. (e non ho padronanza della lingua inglese con la quale <si narra> siano scritte le istruzioni per imparare) Ad ogni modo, nel caso specifico di questo progettino, avrei comunque usato la logica convenzionale, per poter permettere a chiunque di realizzarlo, avessi usato un microcontrollore, solo i conoscitori di questi dispositivi sarebbero stati in grado di seguirmi, mentre la mia intenzione è quella di far sì che tutti possano farcela. I LIKE IT!!! Mi fa piacere Gio... scherzi a parte Mirko usa davvero Paint ... Eh sì Nino, è proprio quello. Simboli pazientemente disegnati di volta in volta, ed archiviati. All'occorrenza, un copia-incolla ed il gioco è fatto. Saluti Mirko Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Mirko Ceronti Inserita: 31 ottobre 2013 Autore Segnala Share Inserita: 31 ottobre 2013 Il meglio dei 2 mondi (secondo me) sarebbe quello di realizzare un circuito bivalente in doppia versione e cioè che inglobi sia le funzioni brush-less che quelle inverter (anche se definirle "inverter" è una presunzione, in quanto manca lo stadio Volt / Hertz che accresce in automatico la tensione in uscita all'incrementare della frequenza, e con modalità da P.W.M. sinusoidale) Quindi qui, col termine "inverter" si intende solo un circuito che autogenera gli impulsi secondo la legge di commutazione adatta per un motore trifase....null'altro. Il bello si vede con le sperimentazioni. Posizionando il triplo deviatore su "Brushless" se forniamo 0 Volt al Bus DC, il motore ovviamente non si muoverà, ma accrescendone la tensione con un alimentatore variabile lo si vedrà partire fino a raggiungere un numero di giri considerevole (dipende poi dal tipo di motorino) Ma il forte è che se lo si ferma quando l'alimentazione è 24 Volt, spegnendola, e poi riaccendendola, il motorino guizza alla massima velocità in un baleno, proprio come farebbe un motore a corrente continua, ma....non dimentichiamo che questo è un sincrono trifase, quindi nella modalità classica di uso di un sincrono, costui a 50 Hz imposti da subito.....non partirebbe affatto. Infatti posizionando su inverter il triplo deviatore, e fornendo al clock 300 Hz (che poi corrisponderanno a 50 Hz alle uscite U-V-W).......fischia sul posto e non si muove, a meno di non scendere con gli Hertz fino all' intercettazione della frequenza d'aggancio, ed a quel punto l'albero inizia a ruotare ed aumentando gli Hertz, ci seguirà come un cagnolino. In sostanza si comporterà come un motore a passo da 60 deg/step ovvero un 6 impulsi giro. (essendo un motorino ad una coppia polare) Infatti sostituendo il clock con un circuito antirimbalzo dove noi con un pulsante forniamo di volta in volta gli impulsi, si nota che l'alberino ad ogni impulso compie un passo di 60°, dando proprio l'impressione di essere un motore passo passo pessimamente risolutivo (in genere questi ultimi hanno 200 impulsi giro essendo di solito degli 1,8 deg/step) Se invece avessimo un sincrono a 4 coppie polari (8 poli) costui ad ogni impulso compirebbe 15° di rotazione, e per un giro completo non basterebbero 6 impulsi ma ce ne vorrebbero ben 24. Da notare quindi che il motorino sottoposto ai 50 Hz istantanei senza rampa di accelerazione, si comporta proprio come l'esempio del pistone di figura 4 ovvero frequenza impulsi troppo alta = corsa sul posto. Solo abbassando gli Hertz fino alla sumenzionata frequenza di aggancio lo stelo avrebbe possibilità di cominciare a muoversi in tutta la sua escursione. Analogamente in modalità Brushless il motorino qualunque sia la velocità che raggiungerà, una volta fornitagli la massima tensione di alimentazione, partirà rampante e convinto, fino al raggiungimento dei giri, stessa cosa che accade al pistone di figura 5 a cui la velocità è imposta dalla pressione e di cui il limite è solo quello della tenuta a pressioni elevate. Saluti Mirko Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
tesla88 Inserita: 31 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 31 ottobre 2013 Ho già capito , andrà a finire che ne monto uno su qualche mille fori giusto per rendere le cose più complicate ! Complimenti Mirko! Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Livio Orsini Inserita: 31 ottobre 2013 Segnala Share Inserita: 31 ottobre 2013 in quanto manca lo stadio Volt / Hertz che accresce in automatico la tensione in uscita all'incrementare della frequenza, e con modalità da P.W.M. sinusoidale) Ecco perchè ti ho suggerito il micro. Si può fare anche con componenti discreti, come negli anni 80, però ci andrebbe troppa roba. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Mirko Ceronti Inserita: 1 novembre 2013 Autore Segnala Share Inserita: 1 novembre 2013 credo che venga usato lo stesso principio (a livello stadio di potenza e comando) però la rilevazione credo venga fatta con sensori di corrente sugli avvolgimenti. Dici che è fattibile adattare il tuo circuito a questa tipologia? Questi motorini sensorless (come li chiamano) vengono comandati da un azionamento che intuisce la posizione angolare del rotore sfruttando la forza controelettomotrice indotta dagli avvolgimenti alimentati, su quello non alimentato in quell'istante. Per cui non hanno buone prestazioni alle basse velocità in quanto il fenomeno F.C.E.M.I. è dinamico ovvero dipende dalla velocità medesima,ed a basso regime di giri diventa purtroppo incampionabile. Quindi col mio circuito mancante di uno stadio di rilevazione dedicato per questo fenomeno, puoi sfruttare solo la modalità "inverter" Se invece riesci a procurarTi un brushless come il mio, allora il divertimento è assicurato. andrà a finire che ne monto uno su qualche mille fori giusto per rendere le cose più complicate ! Buon lavoro allora Ecco perchè ti ho suggerito il micro. Si può fare anche con componenti discreti, come negli anni 80, però ci andrebbe troppa roba Hah Livio....lo sapevo che mi avresti pigiato quel tasto....che fai ? Mi giri il coltello nella piaga ? Aumentare una frequenza intanto che si aumenta una tensione e viceversa non sarebbe manco complesso (CD 4046) Il problema invece che giustifica il "micro" è il P.W.M. sinusoidale. Creare un oscillatore sinusoidale e compararlo con un'onda triangolare a frequenza molto più alta per ottenere in uscita quel segnale, diventa davvero laborioso. Saluti Mirko Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Livio Orsini Inserita: 1 novembre 2013 Segnala Share Inserita: 1 novembre 2013 Con i micro il sistema è leggermente differente. Il duty cycle del PWM varia si in funzione sinusoidale, ma il massimo del duty lo si ha solo in corrispondenza della tensione nominale (quindi della frequenza nominale). Man mano che schende la frequneza della pseudo sinusoide scende, proporzionalmente, il massimo vlaore di duty. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Nino1001 Inserita: 1 novembre 2013 Segnala Share Inserita: 1 novembre 2013 (modificato) http://imageshack.us/photo/my-images/4/yaoa.jpg/ Potresti usare Arduino. Ti serve lo shiled ed un contenitore a leggìo. Considera anche che chi vende Arduino vende dispositivi di contorno per robot domestici per cui sulla demoboard potresti fissare degli agganci per altri dispositivi. Modificato: 1 novembre 2013 da Nino1001 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Mirko Ceronti Inserita: 1 novembre 2013 Autore Segnala Share Inserita: 1 novembre 2013 Grazie Nino....interessante Quindi vendono il tutto bell'è pronto, solo da collegare al PC per iniziare a giocarci ? Saluti Mirko Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Livio Orsini Inserita: 1 novembre 2013 Segnala Share Inserita: 1 novembre 2013 Ci sono oramai molte schede che rispondono alle specifiche "arduino", con anche numerose periferiche specialistiche. Però il sistema "arduino" va visto piùcome un PLC che come una scheda embedded. Senza entrare nei dettagi e semplificando molto i concetti il sistema operativo residente di permette di accedere alla perifieria ed alle risorse similmente a come il firmware di un PLC permette ai programmi utente di usare le periferie e le risorse del PLC stesso. Per un lavoro di regolazione fine come questo son richiesti tempi che un "arduino" difficilmente consente. A questo scopo è più adatto un "piccolo" pic dedicato. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Mirko Ceronti Inserita: 1 novembre 2013 Autore Segnala Share Inserita: 1 novembre 2013 Per un lavoro di regolazione fine come questo son richiesti tempi che un "arduino" difficilmente consente. A questo scopo è più adatto un "piccolo" pic dedicato. Ah..... Ecco infatti che emerge la mia più totale incompetenza in materia che già si fa sentire al livello del "saper almeno cosa scegliere" Domanda : Esiste qualcosa che io lo acquisto, lo collego al PC con un cavetto e istruzioni in ITALIANO alla mano si può cominciare facendo lampeggiare un led ??? Saluti Mirko Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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