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PLC Forum


Assorbimento inverter


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Inserito: (modificato)

Ciao a tutti.

Vorrei porre una questione che mi cruccia un po' (scusate se per qualcuno può essere banale).

In alcuni (molti?) cataloghi d'inverter viene indicata una corrente assorbita in ingresso molto più grande di quella che l'inverter da in uscita. Tuttavia, in molti casi pratici, facendo delle misure sul campo, ho riscontrato l'esatto opposto, vale a dire che la corrente in ingresso all' inverter è inferiore a quella in uscita dallo stesso (con carichi tipo compressore). Il motivo dovrebbe essere che, per una data potenza trasferita al carico (che ritrovo in ingresso + le perdite dell'inverter), la corrente in uscita è più sfasata (cosfi più basso) rispetto a quella in ingresso per cui la corrente a monte risulterà inferiore rispetto a quella a valle (ragionando a parità di tensione tra ingresso e uscita). Ovviamente se ho scritto delle castronerie correggetemi pure. 

Avrei comunque alcune domande in merito.

- A quanto ammontano normalmente le perdite dell'inverter in termini percentuali rispetto alla potenza (taglia) dell'inverter stesso?

- Quali sono i valori di cos fi tipici per le correnti in ingresso all'inverter?

- Perché i manuali riportano valori di corrente in ingresso così alte? Sono valori extra cautelativi per tener conto di eventuali armoniche e/o distorsioni? 

Grazie in anticipo

 

 

Modificato: da STG82

Inserita:

Il motivo dovrebbe essere che, per una data potenza trasferita al carico (che ritrovo in ingresso + le perdite dell'inverter), la corrente in uscita è più sfasata (cosfi più basso) rispetto a quella in ingresso per cui la corrente a monte risulterà inferiore rispetto a quella a valle

 

Il vero motivo è che commetti un errore di misura della corrente di uscita.

Questa corrente essendo solo vagamente sinusoidale, deve essere misurata con uno strumento in grado di effettuare le misure in TRUE RMS (vero valore efficace) di ottima qualità.

Poi c'è il problema della tensione che forse ti è sfuggito.

La tensione in ingresso è di circa 400V la tensione in uscita, invece, è, all'incirca, funzione della frequenza. Dovresti quindi fare il bilancio energetico in funzione della potenza assorbita dall'inverter e della potenza resa dallo stesso.

Le indicazioni del foglio tecnico fanno riferimento sempre alla corrente erogata a 50 Hz, ovvero dove tensione in ingresso ed in uscita sono grosso modo eguali.

Inserita:

Grazie Livio per la risposta.

Faccio solo alcune puntualizzazioni...

Nelle varie prove ho misurato sola la corrente in ingresso all'inverter (sia con una pinza amperometrica, sia utilizzando un multimetro digitale con TA e TV dedicati), mentre la corrente in uscita l'ho letta direttamente sui valori forniti via seriale dall'inverter stesso.

Con la tipologia di carico "tipo compressore" e un controllo V/f cost (e a parità di tensione tra ingresso e uscita, quindi vale a dire 400V a 50Hz oppure 400V a 87Hz nel caso di collegamento a triangolo del motore) trovo sempre che la corrente ingresso non è mai maggiore rispetto a quella in uscita...

Da qui ho tratto le mie "elucubrazioni" e le mie domande sul fattore di potenza... ossia, trascurando per un attimo le perdite, per una data potenza trasferita tra ingresso e uscita, a parità di tensione, se il cosfi della corrente in ingresso è maggiore rispetto a quello della corrente in uscita, il valore della corrente entrante risulterà inferiore a quello della corrente uscente.

 

 

Inserita:

Allora cosenphi = 1, V = 400 V, I = 10 A ===> P 400*10*1.73= 6920 W

Cosenphi = 0.8 ===> 5536 W oppure 12.5 A per ottenere ancora 6920 W con 400 V

QUindi essendo il cosenphu di ingresso prossimo all'unità, se non leggermente negativo, visto che il circuito visto dalla rete è un ponte seguito da una batteria di condensatori,  a parità di potenza d'ingresso e di uscita la corrente di uscita deve essere maggiore di quella d'ingresso.

Devo correggere anche quanto scritto in precedenza (ogni tanto mi scappano stupidate per scarsa concentrazione). A parità di potenza tra ingresso e uscita, se la tensione di uscita è minore di quella d'ingresso, anche a parità di cosenphi la corrente deve essere maggiore.

Quindi se leggi correnti in  uscita minori di quelle d'ingresso l'unica ragione è un errore di misura, considerando anche che il rendimento dell'ìapparato è sicuramente inferiore a 1.

Le leggi fondamentali dell'elettrotecnica non mentono.

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