Sabo70 Inserito: 25 agosto 2020 Segnala Share Inserito: 25 agosto 2020 Buonasera. ho un problema con un impianto di climatizzazione centralizzato con U.E. endotermica AISIN ed unità interne Daikin, dove sulle unità interne si guastano le schede con una frequenza a dir poco allucinante ( in tre mesi hanno sostituito 10 schede su altrettante unita interne). Premetto che precedentemente chi è intervenuto prima di me aveva provato ad ovviare a questo problema installando un UPS a monte dell'alimentazione delle U.I., ma senza risultati. Una cosa che io ho riscontrato è l'inversione di polarità sull'alimentazione (La fase sul morsetto "N" ed il neutro sul Morsetto "L") che ho prontamente sistemato, e sembrava che il problema fosse risolto, ma dopo circa 4/5 settimane senza guasti il problema si ripresenta con il guasto di una scheda. Interpellata la Daikin per capire che tipologia di guasto avessero le schede rispondono che si guasta il ponte raddrizzatore. Ora io non sono un elettronico vorrei capire il perchè si guastano questi ponti raddrizzatori. Ringrazio anticipatamente chiunque possa essermi di aiuto. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Livio Orsini Inserita: 25 agosto 2020 Segnala Share Inserita: 25 agosto 2020 20 minuti fa, Sabo70 ha scritto: Ora io non sono un elettronico vorrei capire il perchè si guastano questi ponti raddrizzatori. Con questi dati, e non disponendo della mitica sfera di cristallo, si possono solo ipotizzare 2 cause probabili. la rete che alimenta questi dispositivi è soggetta a frequenti brevi picchi di tensione molto elevata. i ponti usati sono sotto dimensionati per l'impiego. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Nik-nak Inserita: 25 agosto 2020 Segnala Share Inserita: 25 agosto 2020 Posta una o piu foto della scheda, per capire meglio. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
maxmix69 Inserita: 25 agosto 2020 Segnala Share Inserita: 25 agosto 2020 Mi fa strano che con il gruppo di continuità all'ingresso si rompono lo stesso le schede. In realtà non serve un modulo UPS, serve solo un modulo AVR che si riduce ad un grossolano stabilizzatore a salti di tensione e varie protezioni da sovratensioni istantanee. Però praticamente tutti gli UPS di una discreta potenza incorporano pure il modulo AVR. Come suggerito, qualche foto sarebbe di aiuto, io aggiungo pure marca e modello degli UPS utilizzati e tutte le informazioni di cui disponi, pure quelle che ti sembrano insignificanti. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Livio Orsini Inserita: 26 agosto 2020 Segnala Share Inserita: 26 agosto 2020 11 ore fa, maxmix69 ha scritto: Però praticamente tutti gli UPS di una discreta potenza incorporano pure il modulo AVR. Se i picchi sono di breve durata, meno di 10 µS, le protezioni usuali praticamente li ignorano e questi transitano allegramente. Se capitano "una tantum" non succede alcunchè ai ponti, ma se diventano ripetitivi e abbastanza ravvicinati alla fine i diodi si sfondano, proprio per somma degli effetti di usura. Anni fa mi capitò un problema analogo su dei ponti delle eccitatrici su di un impianto: ogni 15 giorni circa il ponte moriva. Una situazione da impazzire, i soliti soppressori di picchi di tensione sulla rete, tipo transzorb, non servivano. Eliminammo il problema usando un filtro LC sulla rete immediatamente prima dei morsetti di ingresso. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
maxmix69 Inserita: 26 agosto 2020 Segnala Share Inserita: 26 agosto 2020 5 minuti fa, Livio Orsini ha scritto: i soliti soppressori di picchi di tensione sulla rete, tipo transzorb, non servivano Ecco, io mi riferivo a questo come protezione da sovratensioni istantanee. VDR, transzorb e simili. Ma serve sempre l'esperienza, addirittura è servito un flitro LC? Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Livio Orsini Inserita: 26 agosto 2020 Segnala Share Inserita: 26 agosto 2020 3 minuti fa, maxmix69 ha scritto: addirittura è servito un flitro LC? Si altrimenti non se ne veniva fuori. Ti racconto un episodio simile che serve ad illuminare sui danni dei disturbi veloci. Nel 1984 ero impiegato presso una grande azienda del gruppo IRI che produceva motori, generatori, treni, impianti e convertitori per azionamenti. Progettai per un cliente l'automazioen di una macchina sperimentale; su questa macchina usammo 4 nuovi convertitori chopper a transistor per controlalre 4 motori che lavoravano in asse elettrico. Il controllo dell'asse e dei rapporti di posizione avveniva a mezzo di un micro calcolatore industriale prodotto sempre dall'azienda in cui lavoravo. Durante la messa in marcia della macchina. mi trovai con una moria ciclica delle sche de del microcomputer. Il rack con i 4 choppers era posizionato in un'anta dell'armadio, nell'anta di fianco era posizionato il microcontrollore all'incirca alla medesima altezza del rack dei choppers. Nel rack delmicro computer la prima posizione era occupata dalla sche di terminazione del bus, poi c'erano le 4 schede di conteggio, 2 schede di I/O e la scheda CPU, quindi l'altra scheda di terminazione bus. Le schede di conteggio erano le più vicine, fisicamente, al rack dei choppers. I choppers lavoravano in PWM con frequnza base di oltre 5 kHz, ma durante la regolazione la "fettina" poteva essere larga anche meno di 10 µs, con ampiezza di 200V. Dopo un paio d'ore di lavoro continuo moriva la prima scheda contatore, poi la seconda, la terza, la quarta, e poi si ritornava con la prima. Il primo giro di morie lo imputai ad un lotto difettoso, ma quando morirono in successione, anche le 4 schede nuove, capii che il problema era sicuramente esterno. Osservando il bus all'oscilloscopio notai degli impulsi di circa 15V di picco che correvano sulle linee di bus. l'ampiezza di questi disturbi diminuiva rapidamente in funzione della posizione; se toglievo la scheda precedente l'ampiezza saliva perchè veniva a mancare il carico. Questo spiegava la cronologia precisa e ripetitiva delle morti. Un solo impulso era incapace di sfondare la porta, ma iniziava ad indebolirla, la sommatoria degli effetto dopo un certo tempo era tale da sfondare la porta. Il problema si risolse montando in parallelo alle linee di bus degli zener veloci da 5.1V. Fatta la modifca non ci furono più morti misteriose. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
maxmix69 Inserita: 26 agosto 2020 Segnala Share Inserita: 26 agosto 2020 5 minuti fa, Livio Orsini ha scritto: Il problema si risolse montando in parallelo alle linee di bus degli zener veloci da 5.1V Ovviamente, una volta capito il problema la soluzione diventa semplice. Tu hai raccontato la storiella e ci hai trasferito una grande porzione di esperienza, ma immagino che al momento è servita una settimana minimo per capire, o sbaglio? Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Livio Orsini Inserita: 26 agosto 2020 Segnala Share Inserita: 26 agosto 2020 (modificato) 4 ore fa, maxmix69 ha scritto: ma immagino che al momento è servita una settimana minimo per capire, o sbaglio? Fortunatamente ci sono arrivato in un pomeriggio, poi son partito da Pescara, dove era la macchina. Il giorno dopo ero in azienda a Milano, dove mi son preparato le terminazioni con i tosatori, ed al terzo giorno ero di nuovo a Pescara sulla macchina. Ma allora ero molto più giovane e veloce.(anche nella duida dell'automobile) Modificato: 26 agosto 2020 da Livio Orsini Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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