andrea.petrucci.1975 Inserito: 23 novembre 2020 Segnala Share Inserito: 23 novembre 2020 oggi ho smontato diversi termostati ambiente di almeno 3 tipologie diverse. tutti avevano collegamento all'impianto da comandare con 2 soli fili. In un caso veniva comandata una caldaia è la tensione rilevata tra i 2 cavi era di 27v in continua Nell'altro arriva la 220v alternata In un ultimo qualcosa come 10v in continua è normale questa cosa? perchè queste differenze? dipende dal tipo di carico? Inoltre come mai alcuni termostati necessità di batterie e altri no? non parlo di cronotermostati digitali (che presumo usino le batterie per lo schermo e le logiche di controllo e programmazione), ma ho trovato anche semplici termostati manuali "a disco" con la necessità di montare delle batterie (ES: Vemer CS0139-011 che usa 2 batterie stilo) Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
patatino59 Inserita: 23 novembre 2020 Segnala Share Inserita: 23 novembre 2020 (modificato) 15 minuti fa, andrea.petrucci.1975 ha scritto: è normale questa cosa? perchè queste differenze? dipende dal tipo di carico? Si, è perfettamente normale. Dipende da "cosa" interrompe, nella caldaia, il ponticello del termostato ambiente. Ogni costruttore di caldaie ha il suo schema di funzionamento. Il ponticello può interrompere un circuito a 220, a 24 volt, una porta digitale o un relè. In comune hai solo il fatto di unire due fili per accendere la caldaia, ma all'utente finale non deve interessare da dove vengono tali fili. Dalla parte del termostato succede lo stesso. Si parte da un semplice sistema meccanico, nel quale il calore ambientale "gonfia" una membrana che fa scattare un contatto, passando per una regolazione a manopola, ma a controllo elettronico (quindi da alimentare), fino ad arrivare a circuiti con orologio, sempre alimentati e più complessi, anche Smart, Wifi, eccetera. Ma tutti avranno in uscita un contatto che si chiude per accendere la caldaia. Modificato: 23 novembre 2020 da patatino59 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Darlington Inserita: 24 novembre 2020 Segnala Share Inserita: 24 novembre 2020 3 ore fa, andrea.petrucci.1975 ha scritto: dipende dal tipo di carico? dipende dal costruttore della caldaia, come detto da patatino, quelle più vecchie di solito volevano la fase chiusa verso un morsetto, quelle nuove hanno due fili in uscita che vanno chiusi tra loro, questi fanno parte di un circuito galvanicamente isolato e può esserci qualsiasi tensione 3 ore fa, andrea.petrucci.1975 ha scritto: come mai alcuni termostati necessità di batterie e altri no? perché i produttori fanno schifo oramai trovare un termostato decente alimentato a 230V, che sarebbe la cosa più sensata visto che parliamo di un apparecchio da installare in maniera fissa e che per il suo funzionamento deve essere per forza connesso a dei cavi, sembra essere diventata un'impresa. Tutti con sta mafia delle pile inutili. Perché devo alimentare a pile un apparecchio non portatile?? Termostati del genere trovano applicazioni nella sostituzione di vecchissimi termostati bimetallici in ancora più vecchi impianti, dove spesso la 230V non arrivava fino al termostato e non è neanche semplice portarcela, ma stento a credere che in giro ci siano ancora così tanti impianti anni '50 da giustificare la presenza sul mercato della quasi totalità di ciofeche a pile. L'unico motivo è che alimentando l'apparecchio con le inutili pile il produttore si risparmia una buona dose di certificazioni e collaudi che invece sono necessari se l'apparecchio è alimentato a tensione di rete, peccato che il risparmio del produttore non si traduca in un costo di vendita minore visto che il bidonazzo a pile costa esattamente come l'equivalente a 230V, quando questo è disponibile Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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