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Luci Exit


patron

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Ciao a tutti :)

mi è capitato di riprendere in mano delle tavole fatte da un collega, che ora non lavora più con me, riguardo la pianto di distribuzione dell'illuminazione in un edificio.

Mi è venuto un dubbio: tutti gli identificatori che arrivano alle luci di emergenza con pittogramma EXIT (quelle per indicare le uscite in caso di back out per intenderci) riportano i seguenti cavi 3x1x1,5 + PE 1x2,5.

Ok per il conduttore di protezione, ma io ero sicurissimo che poi si dovesse portare solo il neutro e una fase, mica saranno trifase!!??

Avete idee....?

Grazie a tutti, ciao :)

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La legenda è circa questa: apparecchio per luce di emergenza con lampada fluorescente, batterie ricaricabili e caricabatterie, sarà il caricabatterie l'altra fase? (che poi visto che stanno sotto ups a che serve?)

Modificato: da patron
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Paolo Cattani

In genere, le lampade di sicurezza hanno i due conduttori di alimentazione per la ricarica ed altri due per l'abilitazione, che è centralizzata e legata a precise condizioni dettate dal progettista. Inoltre, molte lampade hanno un'uscita su un bus che permette il controllo remoto e centralizzato dell'efficienza dei conponenti della lampada (neon, batteria, elettronica)

Se degli apparecchi autonomi sono sotto ups (?) , l'unico sistema per accenderli è abilitandoli da remoto.

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Paolo Cattani

Qualche particolare, sennò non ci capiamo.

Ho realizzato una discoteca con impianto soccorritore e lampade incandescenza: tutto bene, ma un guasto al soccoritore avrebbe creato una situazione di pericolo proprio quando avrebbe dovuto intervenire... andava continuamente tenuto sotto controllo, testato prima dell'apertura del locale e con verifica a vista dell'efficienza delle lampade. Scomodissimo e non del tutto sicuro...

Col tempo, le normative hanno accettato l'uso di apparecchi di illuminazione di emergenza e sicurezza autonomi: anche in caso di incendio o danneggiamento, non sarebbero andate fuori servizio tutte le lampade contemporaneamente...

Sfortunatamente, visto l'alto costo di questi apparecchi (a lunga autonomia), sorgono altri problemi:

-se la linea di alimentazione viene spenta anche intenzionalmente, le lampade di emergenza si accendono, scaricando le batterie e consumando prematuramente i neon. All'apertura del locale, le batterie sono ancora scariche...

-per le lampade di sicurezza ancora peggio, perchè dovrebbero rimanere sempre accese, anche a locale chiuso.

-i continui cicli di carica e scarica delle batterie le portano ad una fine prematura.

Per questo si utilizzano sistemi separati di alimentazione (per la ricarica ed il mantenimento) e di abilitazione all'accensione (per accenderle solo quando serve).

Quindi ad ogni lampada arrivano almeno 2 + 2 fili : questo vale per le lampade attuali con autotest e led di allarme che indica l'inefficienza della lampada, della batteria o dell'elettronica.

Se l'impianto è molto grande o utilizzato in servizi dove la sicurezza è critica, si usano apparecchi che oltre al test in locale hanno un'uscita su un bus a due fili che porta ad una centrale dedicata, che viene interfacciata ad un pc.

Tramite una specie di scada si ha da un'unica consolle lo stato e l'efficienza di ogni apparecchio sotto controllo continuo. (ad esempio, negli alberghi, andrebbero visionate tutte le lampade di ogni piano per vedere se hanno l'allarme acceso...)

Questo porta però il numero dei fili per lampada a sei.

Quanto al PE, gli apparecchi sono in genere a doppio isolamento, quindi....??????

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Paolo Cattani

La presenza rete viene rilevata sull'alimentazione (fase e neutro)

Se hai specificato la marca edil tipo di apparecchio, puoi cercare lo schema, così ti chiarisci i dubbi.

Ti conviene comunque guardare QUESTO link.

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