mzara Inserita: 5 giugno 2007 Segnala Inserita: 5 giugno 2007 perchè sostiene che il lavoro fa' schifoPer valutare che il lavoro faccia schifo, non penso che occorra un team di esperti del settore, per valutare se invece il lavoro non è tecnicamente corretto, occorono delle nozioni di vario genere, con dei soppraluoghi mirati ad individuare l'inesattezza di alcune applicazioni.Vi rendete conto che non ho mai usato la parola "regola d'arte", sono infatti del parere che un lavoro eseguito con un bagaglio di conoscenze elettrotecniche e con una buona dose di esperienza, sia da definirsi realizzato in quel modo.
Del_user_23717 Inserita: 5 giugno 2007 Segnala Inserita: 5 giugno 2007 Infatti, il committente, spesso ignorante in materia, giudica un lavoro buono o cattivo secondo il suo metro, che può essere la mancanza di punti luce rispetto a quanto pattuito, la scatola murata storta, la placca fissata male, nei casi peggiori, prese non funzionanti perchè non collegate (dimenticanze), ma non so quanti si appellino per sezioni minorate, promiscuità di circuiti con isolamenti diversi nelle stesse cassette o tubi, mancata connessione del PE all' impianto di terra, mancanza dei collegamenti equipotenziali dove necessari... ecc ecc... in quei casi, spesso tutto è volto a "rivedere" il prezzo pattuito originariamente... almeno questo è quanto mi capita di vedere abitualmente "dalle mie parti"....
acarrua Inserita: 5 giugno 2007 Autore Segnala Inserita: 5 giugno 2007 alla fine il cliente guarda se la lampadina si accende,o se gli hai montato la plafoniera dritta,o se hai messo il salvavita(come lo chiama lui) e come dice attilio,delle sezioni dei fili nemmeno si informa,
Nino1001 Inserita: 7 giugno 2007 Segnala Inserita: 7 giugno 2007 Per valutare che il lavoro faccia schifo, non penso che occorra un team di esperti del settore,Se si finisce in tribunale (ex pretura) ci sarà un team di esperti. I due periti di parte , il perito del tribunale ed il giudice che di impianti elettrici non ne capisce nulla. Infatti il post di Cattani riportaA me è già capitato di derogare dalle norme, ed è bastato giustificare tecnicamente in un allegato separato la motivazione delle scelte costruttive. Ovviamente non dev'essere una cosa campata in aria, o coi calcoli sbagliati. Tanto io che il progettista fummo d'accordo, ed in un lavoro successivo, sottoposto ad obbligo di progetto, il progettista integrò la relazione con un allegato del tutto simileEgli con la sua relazione , in caso di controversia, tenterà di dimostrare che il suo è un lavoro a regola d'arte. Poi....spetterà al giudice emanare giudizio....potrebbe anche dargli torto. Per chi non l'avesse capito nei miei post io immagino una controvrsia civile in tribunale.
Del_user_23717 Inserita: 7 giugno 2007 Segnala Inserita: 7 giugno 2007 Se un lavoro fa schifo, e viene documentato da una perizia tecnica seria con foto annesse, credo che il riscontro non possa essere magicamente occultato, o spiegato con una relazione tecnica soddisfacente... Se nella realizzazione dell' impianto ci sono delle pecchè "reali"... [apro una nota: Ma il cliente spesso e giustamente non sa cosa sottointende un' impianto elettrico a regola d'arte realizzato rispettando le normative o comunque le regole base dell' elettrotecnica, i relativi calcoli e gli eventuali collaudi...][altra nota: Il rispetto delle norme, agevola di gran lunga eventuali controversie, in quanto evita di sviscerare concetti tecnici magari a volte complessi, e pone in situazione di dippiù rispetto a quanto effettivamente, da un margine di sicurezza, ma non pone davanti a situazioni inappellabili, la norma viene in aiuto, non sostituisce le basi ne la tecnica studiata e applicata, altrimenti per fare questo mestiere basterebbe comprarsi in blocco tutte le norme esistenti e aprirsi un' attività]...che rendono l'impianto stesso, non sicuro, non funzionale e comunque non idoneo, questo deve essere contestato e dimostrato, partendo dalle norme ed andando a ritroso attingendo dai libri e dalla teoria, da cui in ogni caso derivano le norme...
mzara Inserita: 7 giugno 2007 Segnala Inserita: 7 giugno 2007 Al cliente in oggetto, potresti realizzare l'impianto con gli apparecchi più ricercati, con le raffinatezze più complicate e lui è contento perchè ha tutte ste' cose, poi però usi solo ed esclusivamente cordina gialloverde, ma lui non lo vede e per lui l'impianto non fa schifo.Un consiglio: non sbagliare a mandare la fase alla caldaia (usa il marrone che è lo stesso colore dei cavi) altrimenti il cercafase dell'idraulico sancisce la cattiva realizzazione dell'impianto
MOAMED Inserita: 28 giugno 2007 Segnala Inserita: 28 giugno 2007 SCUSATE L'INTERRUZIONE... MA ALLORA.. (DOPO TUTTE QUESTE BELLE NORME CHE DICONO E NON DICONO)IN UN IMPIANTO DOMESTICO, (A REGOLA D'ARTE, S'INTENDE),PIU' SPECIFICATAMENTE IN UN SOGGIORNO CON ANGOLO COTTURA,QUANTE PRESE SI POSSONO COLLEGARE IN CASCATA (IN SERIE, O PASSANTI..)?
acarrua Inserita: 28 giugno 2007 Autore Segnala Inserita: 28 giugno 2007 sssssst non gridare,a quest'ora la gente sta riposando :sleepy: ciao
mzara Inserita: 28 giugno 2007 Segnala Inserita: 28 giugno 2007 QUANTE PRESE SI POSSONO COLLEGARE IN CASCATA (IN SERIE, O PASSANTI..)?Da una a centomila, così in camera da letto, in corridoio, in bagno, sul balcone o in garage.Nessuno ha mai limitato il numero di apparecchi da installare. (fin'ora )
Nino1001 Inserita: 30 giugno 2007 Segnala Inserita: 30 giugno 2007 Chissà se indirettamente entra in ballo la norma. Prvo a cercare il pelo nell'uovo.Centomila prese messe in cascata (entra-esci per meglio intenderci) procurranno una non indifferrente caduta di tensione dovuta alla resistenza di contatto che si crea nel serraggio delle viti di ciascun frutto, di conseguenza il cavo non può avere la stessa sezione di una sola presa collegata a fondo linea. Come supposizione forse è un pò tirata per i capelli.... o forse no!
mzara Inserita: 30 giugno 2007 Segnala Inserita: 30 giugno 2007 Come supposizione forse è un pò tirata per i capelli....Direi proprio di si Bisogna valutare comunque l'assorbimento dei singoli apparecchi e calcolare con il coefficiente di contemporaneità, la dimensione del cavo che alimenta la prima presa, poi si potrebbe diminuire man mano che ci si allontana.Io dire che per la prima delle centomila prese potrebbero andare bene circa 850 corde da 150millimetri.Penso che si possa fare
Nino1001 Inserita: 30 giugno 2007 Segnala Inserita: 30 giugno 2007 Bisogna valutare comunque l'assorbimento dei singoli apparecchi eTutt'altro. Se su tutte le centomila prese c'è un carico c'è anche calore sui morsetti quindi dilatazione del rame quindi una minore resistenza di contatto.
pierodibe Inserita: 6 settembre 2007 Segnala Inserita: 6 settembre 2007 Salve a tutti. Riapro questa vecchia discussione perchè avrei bisogno di chiarimenti riquardo la dichiarazione di conformità per l'impianto elettrico. Volevo chiedere se per una casa da ristrutturare, di circa vent'anni in cui è già presente un impianto elettrico perfettamente funzionante , è necessaria la dichiarazione di conformità una volta modificato l'impianto o si può farne a meno perchè è già presente una fornitura Enel?
pierodibe Inserita: 6 settembre 2007 Segnala Inserita: 6 settembre 2007 Ho dimenticato di dire che le modifiche le farò io e non un professionista, per questo ho fatto la domanda.
Paolo Cattani Inserita: 6 settembre 2007 Segnala Inserita: 6 settembre 2007 La presenza o meno di una fornitura enel non ha niente a che vedere con la dichiarazione di conformità.è necessaria la dichiarazione di conformità una volta modificato l'impiantoSi, per quanto riguarda le modifiche effettuate.
mzara Inserita: 6 settembre 2007 Segnala Inserita: 6 settembre 2007 Se l'impianto esistente e perfettamente funzionante risale ad una ventina di anni fa, non è sicuramente a norma con le vigenti disposizioni (banalmente potrei citare la colorazione dei conduttori), o lo rifili completamente e lo adegui, oppure fai alcuni rappezzi e con un "elettricista" compiacente tiregoli per certificarlo. Se noti ho messo elettricista tra virgolette .Per la fornitura Enel, non è interessante avere o no la dichiarazione di conformità.
pierodibe Inserita: 6 settembre 2007 Segnala Inserita: 6 settembre 2007 In effetti farò tutto da capo. Il mio problema è appunto quello di trovare un elettricista che sia disposto a fare la certificazione dopo il controllo sull'impianto realizzato e naturalmente dietro compenso. Nel caso io riuscissi a trovare un elettricista disposto a certificarmi l'impianto,in lina di massima, di quanto dovrebbe essere tale compenso?
Del_user_23717 Inserita: 6 settembre 2007 Segnala Inserita: 6 settembre 2007 Vorrei capire solo una cosa:E' casa tua/di un tuo parente/familiare? Di un amico? Se il lavoro che fai è a titolo gratuito, e l'appartamento non deve poi essere affittato a terzi, perchè nasce questo bisogno di avere la ddc??
pierodibe Inserita: 6 settembre 2007 Segnala Inserita: 6 settembre 2007 E' casa di un amico, il lavoro è a titolo gratuito e l'app. non deve essere affittato. Quello che mi preoccupa e se altri professionisti es. tecnico caldaia alla prima accensione oltre che la conformità rilasciata dall'idraulico potrebbe richiedere anche quella per l'imp. elettrico?
mzara Inserita: 6 settembre 2007 Segnala Inserita: 6 settembre 2007 tecnico caldaiaE che gli interessa!!!!!!
livio@ Inserita: 6 settembre 2007 Segnala Inserita: 6 settembre 2007 di trovare un elettricista che sia disposto a fare la certificazione dopo il controllo sull'impianto realizzatoDovrebbe controllare tutto l'impianto? con un "elettricista" compiacente ti regoli per certificarloIo avrei messo 'compiacente' tra virgolette; l'assumersi una responsabilità su 'manualità' eseguite da altri, dove per es. non puoi controllare se in un corrugato sia stata fatta una legatura con nastro tra due fili 'di sezione' o magari di 'colori' diversi, o magari il mancato collegamento della linea di terra in una presa che ometti di controllare, o una qualsiasi altra "sciocchezza" che potrebbe essere stata commessa per 'imperizia'.Imperizia, imprudenza, negligenza: sono i tre 'termini' che 'impressionano' quelli che fanno il mio mestiere!L'assumersi responsabilità per manualità che un altro ha effettuato al posto tuo ti mette in una situazione a dir poco imbarazzante, e, ecco che allora è più il "compiacente" da essere fatto rilevare!Io no degnigo, io abbrendisda, ma, ............domanda banale: ma c'è chi tra voi si assumerebbe questa resposabilità? :ph34r:
mzara Inserita: 6 settembre 2007 Segnala Inserita: 6 settembre 2007 Io avrei messo 'compiacente' tra virgoletteInvece io ho messo proprio "elettricista" perchè chi fa queste cose o chi fa cose come quelle che hai elencato tu, si chiama in un'altro modo!!!!!
capollo84 Inserita: 7 settembre 2007 Segnala Inserita: 7 settembre 2007 dai volgio accendere un po' il fuoco:allora un impianto che nelle 503 ha i cavi chiusi con il nastro isolante è un impianto a norma!! secondo la legge; perchè in teoria è sicuro..isolato.. e funzionante!!!
mzara Inserita: 7 settembre 2007 Segnala Inserita: 7 settembre 2007 LA NORMA (non quella di Rossini) non parla di come isolare le giunzioni tra conduttori e neppure vieta l'uso di nastro isolante.Tra l'altro si smantellano dei vecchi impianti isolati con il nestro in tela che è li da altre 30 anni senza fare una piega.E poi i fili nelle cassette non si muovono, una volta nastrati stanno li, belli isolati.....
DG.M Inserita: 8 settembre 2007 Segnala Inserita: 8 settembre 2007 è anche vero che con correnti elevate è più facile veder scaldare fili nastrati che fili tenuti ben stretti a contatto con i cappuccetti (come si chiamano?)
Messaggi consigliati
Crea un account o accedi per commentare
Devi essere un utente per poter lasciare un commento
Crea un account
Registrati per un nuovo account nella nostra comunità. è facile!
Registra un nuovo accountAccedi
Hai già un account? Accedi qui.
Accedi ora