mc1988 Inserito: 17 aprile 2022 Segnala Share Inserito: 17 aprile 2022 (modificato) Buona Pasqua a tutti! Vorrei chiedere come mai siano così poco presenti sul mercato sensori di prossimità induttivi con uscita a relè (contatto pulito), quindi con il circuito di alimentazione ed il circuito di uscita totalmente separati fra loro (collegamento quindi con 4 conduttori se uscita solo NO o solo NC, oppure con 5 conduttori se uscita NO+NC). Cercando fra i principali brand del settore dei sensori di prossimità (Sick, Balluff, Omron, Pepperl+Fuchs, Ifm, Schneider/Telemecanique, ecc.) mi risulta che solo Pepperl+Fuchs li abbia a catalogo, e comunque con varietà di modelli e numero di configurazioni possibili molto limitato. Mi piacerebbe sapere il perché di questa così scarsa diffusione. Grazie mc1988 Modificato: 17 aprile 2022 da mc1988 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
mc1988 Inserita: 17 aprile 2022 Autore Segnala Share Inserita: 17 aprile 2022 Buonasera, aggiungo un ulteriore dato, sperando che possa alimentare la discussione: rispetto ai proximity induttivi, sembra che per i capacitivi sia leggermente meno difficile trovare modelli con uscita a relè (ad esempio, oltre a Pepperl+Fuchs, anche Aeco e Carlo Gavazzi ne hanno disponibili a catalogo). Ma resta il punto di domanda relativo alla comunque scarsa diffusione di questi modelli, soprattutto nella gamma dei sensori induttivi. Grazie Ciao mc1988 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Ctec Inserita: 18 aprile 2022 Segnala Share Inserita: 18 aprile 2022 Io la vedo così: oramai i sistemi elettromeccanici puri, cioè con logica cablata, sono in via di estinzione, se non addirittura estinti. Si fa sempre più uso di logica programmabile, che siano PLC o i cosiddetti relé programmabili (Logo! e simili). In tal caso, l'uso di separazione tra alimentazione e segnale non ha senso, e se necessario basta aggiungere un semplice relè esterno. Per cui ovviamente non c'è l'interesse produttivo a mantenere un oggetto simile. Poi la miniaturizzazione, mettere un relè in un induttivo M8 è letteralmente impossibile... Se e parla solo per gli M30 (e chi li usa più...) o forse M18. Ciò vale anche per le fotocellule, ricordate quei parallelepipedi Omron o Sick enormi con relè a scambio? Anzi, mi stupisce che ce ne siano tuttora in produzione, probabilmente solo come ricambi per vecchie installazioni. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
mc1988 Inserita: 18 aprile 2022 Autore Segnala Share Inserita: 18 aprile 2022 Ciao, entrambe le tue considerazioni mi sembrano condivisibili e convincenti. Buona Pasquetta a tutti, mc1988 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
mc1988 Inserita: 19 aprile 2022 Autore Segnala Share Inserita: 19 aprile 2022 Il 18/4/2022 alle 09:50 , Ctec ha scritto: Se e parla solo per gli M30 (e chi li usa più...) o forse M18. Dopo mie ricerche, confermo. Di M18 con uscita a relè... neanche l'ombra. Solo M30 (Pepperl+Fuchs, Aeco) o addirittura 32 (Carlo Gavazzi). Poi nulla di nulla. Ciao e grazie. mc1988 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Livio Orsini Inserita: 19 aprile 2022 Segnala Share Inserita: 19 aprile 2022 La tendenza attuale è la progressiva eliminazione dell'elettromeccanica a favore dello stato solido. Le ragioni sono molteplici: dalla durata ai costi. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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