Sempronio1960 Inserito: 10 giugno 2009 Segnala Share Inserito: 10 giugno 2009 Dovendo eseguire dei lavori in prossimità della maglia di terra in una stazione, o sottostazione, AT (tensione AT 132 kV) in esercizio - per la precisione scavi per blocchi di fondazione di apparecchiature e relative armature e gettate - occorre per la sicurezza il fuori servizio dell'impianto o si può confidare, in caso di contatto accidentale con la maglia di terra, sull'equipotenzialità della zona interessata dalle lavorazioni? Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Adelino Rossi Inserita: 10 giugno 2009 Segnala Share Inserita: 10 giugno 2009 Per quanto riguarda i lavori nel terreno in presenza della maglia di terra, non ci sono problemi di contatto e non serve il fuori servizio dell'impianto.in genere si tratta di una fitta rete magliata connessa alle strutture metalliche e nel perimetro esterno a dei picchetti dispersori.la maglia essendo formata da corda nuda di rame stagnato, svolge essa stessa le funzioni di dispersore. in caso di rottura accidentale di un ramo della maglia non succede niente, è necessario pero ripristinarne subito la continuità.se una maglia si trova nel mezzo di uno scavo e deve essere interrotta per necessita, si operano dei by pass con dei spezzoni di corda lunga provvisoria in modo da mantenere le connessioni a maglia e una volta terminati i plinti si risistema il tutto.il pericolo sta decisamente in alto non in basso. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Sempronio1960 Inserita: 10 giugno 2009 Autore Segnala Share Inserita: 10 giugno 2009 (modificato) Grazie per la tempestiva risposta.in caso di rottura accidentale di un ramo della maglia non succede niente, è necessario pero ripristinarne subito la continuità.Per motivi di opportunità o di sicurezza?Scusa ancora, usando un piccolo escavatore è sufficiente limitare l'alzata del braccio a distanza di sicurezza dall'AT? Modificato: 10 giugno 2009 da Sempronio1960 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Adelino Rossi Inserita: 10 giugno 2009 Segnala Share Inserita: 10 giugno 2009 ci dovrebbe essere un disegno planimetrico della rete di terra interrata, se la rottura è un lato di una maglia reticolare non esiste l'urgenza ma se il cavo di terra è di un supporto metallico di un organo di manovra allora esiste l'opportunità del ripristino.basta non dimenticarsi il cavo rotto sotto la terra.usando un piccolo escavatore è sufficiente limitare l'alzata del braccio a distanza di sicurezza dall'AT?non conosco nella realtà la topografia della stazione, in ogni caso è il responsabile di impianto che deve dare le direttive e i permessi del caso.l'analisi del rischio a distanza non può essere fatta ne sono prevedibili le varie manovre dell'escavatore, anche se le posso immaginare. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Sempronio1960 Inserita: 12 giugno 2009 Autore Segnala Share Inserita: 12 giugno 2009 (modificato) Grazie ancora per la risposta.non conosco nella realtà la topografia della stazione, in ogni caso è il responsabile di impianto che deve dare le direttive e i permessi del caso.l'analisi del rischio a distanza non può essere fatta ne sono prevedibili le varie manovre dell'escavatore, anche se le posso immaginare.E' un lavoro che devo affrontare direttamente per la prima volta, e da parte del responsabile ho informazioni che vanno dal fuori servizio totale all'uso appunto di escavatori dotati di fine corsa che limitano l'alzata del braccio mantenendolo a distanza i sicurezza dall'AT, senza alcun criterio di scelta plausibile nè fra le due possibilità nè per la distanza di sicurezza. Per conto mio ho visto sulla CEI 11-1 che la Tab. 6-1 al punto 6.7, pg. 47, prevede p.e. per il 132 kV come distanza di guardia 1520 mm e come distanza di vincolo verticale 3770 mm: quindi dovrei verificare che il braccio non si avvicini meno di 1520 mm alle parti in tensione e che la pedana dell'escavatore si mantenga oltre i 3770 mm dalle parti attive. La distanza di vincolo orizzontale, 2770 mm, non dovrebbe interessarmi. Condividi? Modificato: 12 giugno 2009 da Sempronio1960 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Adelino Rossi Inserita: 12 giugno 2009 Segnala Share Inserita: 12 giugno 2009 (modificato) come già detto quello che conta è il punto più alto che si raggiunge con parti conduttive attive,una stazione elettrica ha poi i conduttori ad altezze diverse, in genere le connessioni in cavo o barra onnibus sono molto più in alto mentre le calate dei trafo o degli arrivi possono raggiungere altezze minime da terra.da questo link sembrano 3000mm di DV zona esterna alla zona prossima.linksemplificando potrei dire che se la messa fuori servizio è possibile, sarebbe sempre la soluzione migliore.discorsi di dettaglio con la stazione in tensione non posso farli per ovvi motivi di sicurezza. Modificato: 12 giugno 2009 da Adelino Rossi Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Nino1001 Inserita: 12 giugno 2009 Segnala Share Inserita: 12 giugno 2009 E' un lavoro che devo affrontare direttamente per la prima volta,Non a caso si chiama cultura della sicurezza. Anche se uno le cose le sa (teoria) o le suppone (cultura tecnica) con domande opportune taglia la testa al toro.Alcuni le domande le fanno dopo....al fiorario, all'impresa funebre, al sacerdote per il requiem..... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Sempronio1960 Inserita: 12 giugno 2009 Autore Segnala Share Inserita: 12 giugno 2009 discorsi di dettaglio con la stazione in tensione non posso farli per ovvi motivi di sicurezza.E' chiaro, non chiedo questo e del resto l'applicazione delle notizie che riesco a raccogliere qua ed altrove, previa opportuna metabolizzazione, sarà tutta a responsabilità mia, in qualsiasi forma la farò. Per questo sto cercando di inquadrare bene il problema prima, e non dopo, con domande opportune, almeno spero, come suggerisce Nino1001.Quindi, dal link, trovo che i riferimenti normativi sono:- l'81/08, che impone a 132 kV i 5 m;- la CEI 11-48 che impone a 132 kV i 3300 mm.Giusto?Per inciso, mi sembra che si riproponga una questione analoga a quella dei 20 Ω del 547/55 per la resistenza gli impianti di terra, con la differenza che in questo caso la legislazione, essendo successiva alla norma CEI, dovrebbe costituire lo stato dell'arte Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Adelino Rossi Inserita: 13 giugno 2009 Segnala Share Inserita: 13 giugno 2009 con domande opportuneti faccio notare che le ""domande opportune"" sono iniziate con un quesito di uno scavo riferito alla maglia di terra.sei poi passato alla parte at con riferimenti puramente normativi tralasciando la parte pratica, gli ingombri degli impianti e della macchina operatrice, comprensivi di foto esplicative.ignori la questione del responsabile di impianto che è responsabile in assoluto di quanto succede, infine sposti il quesitointroducendo la resistenza di terra che non c'entra niente con l'oggetto.se lo scopo è puramente teorico basta dirlo, se lo scopo è pratico, fatti fare uno studio del rischio con gli ingombri dell'escavatoree delle apparecchiature da persona esperta.il link che segue è una foto di una tipica stazione elettrica tratta da google.stazione at Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
ivano65 Inserita: 13 giugno 2009 Segnala Share Inserita: 13 giugno 2009 le domande opportune sono quelle poste in modo mirato.le tue ( come fatto osservare da rossi) non lo sono.prima ( cosi' sembra di capire ) chiedi se c'e' pericolo entrando in contatto con la maglia di terra , poi vorresti delucidazioni riguardo alle distanze dai cavi AT.in situazioni simili c'e' sempre un capopcantiere ( a quanto ne so' di solito un ingegnere dell'ente distributore ) che da' ordini precisi ( le conseguenze in caso di errori , sarebbero gravissime , dal punto di vista perdite umane e dal punto di vista di femo di stazione) per cui non si capisce bene cosa vorresti sapere.ivano65 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Sempronio1960 Inserita: 14 giugno 2009 Autore Segnala Share Inserita: 14 giugno 2009 Credo che purtroppo la forma scritta del post, quindi non immediatamente interattiva, sia stata origine di qualche malinteso. Riconosco senz'altro di essere passato dalla maglia di terra al rischio associato a lavori con o senza macchine operatrici in impianti in esercizio. Certamente nell'ambito del post è stato un OT: essendo però per me una problematica che sorge nello stesso contesto lavorativo mi è venuto spontaneo introdurlo nel thread gia iniziato. Riguardo al rischio da AT ho tralasciato la parte pratica perchè il lavoro è in corso di definizione per cui non so ancora con quali macchine eventuali si potrà operare; sono poi passato ai riferimenti Normativi per le distanza in quanto, nella mia esperienza nel settore finora indiretta, ho sempre avuto solo citazioni per tradizione orale senza mai riscontri precisi, normativi o di legge: la prima Norma che mi è venuta in mente è stata la CEI 11-1. A seguito dell'articolo opportunamente segnalato da Adelino Rossi sono poi passato a considerare il D. Lgs. 81/08 e la CEI 11-48 (per fortuna ho una raccolta completa delle CEI anche se non all'ultimissimo aggiornamento) ed ho riscontrato ad una prima lettura valori diversi delle distanze (come del resto evidenziato nella tabella riportata nello stesso articolo). Ciò mi è sembrato analogo a quello che succedeva fra i 20 ohm al massimo della resistenza degli impianti di terra previsti dal DPR 547/55 e la diversa impostazione adottata dalla Normativa CEI successiva: come è noto, ciò è stato fonte di innumerevoli ed interminabili questioni fra gestori di impianti, progettisti, esecutori, ispettori degli organi di vigilanza e organi di giustizia. Quindi il mio riferimento ai 20 Ω era implicitamente una domanda su come "gestire" le diverse distanze dell'81/08 e delle Norme CEI: purtroppo, ripeto, la forma scritta spesso non è esaustiva. Riguardo alle responsabilità il mio ruolo rientra nelle competenze dell'esecutore dei lavori: per quanto nella mia esperienza, finora non direttamente in impianti AT, nel momento in cui succede qualcosa di serio in un cantiere, e parlo per esperienza diretta, i personaggi giuridicamente coinvolti quasi per definizione sono quelli legati alla gestione del cantiere ed all'esecuzione dei lavori, a meno che il responsabile dell'impianto nel quale è inserito il cantiere abbia operato scorrettamente riguardo all'esercizio dell'impianto (per esempio non abbia tolto tensione là dove era necessario per il cantiere) o abbia dato informazioni sbagliate.Detto questo, al di là dell'OT del rischio di fulminazione nel corso di lavori rispetto all'argomento del thread, credo che un approccio "opportuno" alla problematica per chi è alla prima esperienza diretta come me sia innanzitutto avere un quadro chiaro del contesto normativo e legislativo. Allo stato in cui è giunta la discussione un problema per me è capire se valgono le distanze dell'81/08 o della CEI 11-48.Per quanto mi riguarda mi sono state preziose le indicazioni di Adelino Rossi, che di nuovo ringrazio, sia riguardo alla maglia di terra che ai rischi AT per lavori in impianti in esercizio, anche come input per ulteriori ed "opportuni" approfondimenti: avrei piacere, ed interesse, che continuasse la discussione riguardo alle distanze da parti in tensione e, se l'OT è un problema, proporrei di spostarla in altro thread. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
cordalenta Inserita: 22 giugno 2009 Segnala Share Inserita: 22 giugno 2009 Il Dlgs 81/08 all'art. 83 vieta l'esecuzione di lavori in prossimità di parti attive non protette e comunque a distanze inferiori ai limiti di cui all'allegato IX (ad es. per il 132kV la distanza è di 5m).Lavori elettrici a distanza minore di quelle indicate sono ammessi purché si applichino le misure di protezione previste dalle norme CEI 11-27 o più specificatamente nella CEI EN 50110-1, ad essa strettamente legata: c’è una distanza DL, che definisce la zona di lavoro sotto tensione (per il 132kV è pari a 1300 mm) ed una Dv, che definisce la zona prossima (per il 132kV è 3300 mm). Alla PES (Persona Esperta) o alla PAV (Persona Avvertita) è consentito effettuare lavori all’interno della zona prossima, il lavoratore in possesso dell’idoneità per lavori sotto tensione, può chiaramente operare anche nella zona di lavoro sotto tensione. Rimane (nel caso in questione: 132 kV) un’area compresa tra i 3300 mm ai 5000 mm, che è definita “generica area di lavoro” nella quale posso operare persone comuni PEC, sotto la diretta sorveglianza di PES/PAV, essendo a rischio elettrico residuo.Attenzione però perchè l'art. 83 del Dlgs 81/08, la CEI 11-27 e la CEI EN 50110-1 sono chiaramente riferite ai lavori elettrici.Nei cantieri edili invece ci si deve riferire all'art. 117 del Dlgs 81/08 nel quale vengono indicate le misure di sicurezza per poter effettuare i lavori in prossimità di parti attive, tra cui quella di tenere persone e macchine operatrici a distanza di sicurezza, che deve essere tale che non possano avvenire contatti diretti o scariche pericolose per le persone. Ciò lascia discrezionalità al datore di lavoro di mantenere o aumentare tale distanza di sicurezza, in quanto i lavori sono svolti da persone comuni non addestrate contro i rischi elettrici.Riassumendo, nel tuo caso, che rientra decisamente tra i cantieri edili, non puoi applicare la CEI 11-27, ma devi applicare il suddetto art. 117 del Dlgs 81/08, quindi o effettui i lavori mantenendo i 5m di distanza dalle parti in tensione a 132kV, o se ciò non è possibile richiedi il fuori servizio.Mi scuso con tutti per l'OT, in effetti il titolo del post tramuta in: "Lavori In Prossimità Di Parti In Tensione", ma credo che valeva comunque la pena approfondire per chiarire che non si tratta di una analogia con i "famosi" 20 ohm, che lo stesso autore del post ha citato. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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