djgeem Inserito: 27 dicembre 2004 Segnala Inserito: 27 dicembre 2004 ragazzi..sono un neodiplomato in elettrotecnica ed automazione di 21 anni...la scuola mi ha lasciato ben poco di quello che ho imparato poichè non appena ho iniziato la mia carriera lavorativa mi sono accorto che anche se avevo fatto 5 anni di scuola, promosso a pieni voti, non capivo nemmeno di cosa stavano parlando i miei colleghi, quando parlavano tra di loro.sono impiegato in un ufficio di progettazione elettrica presso una società impiantistica.prettamente ci occupiamo di gare di appalto pubbliche come ospedali e aeroporti, e facciamo una progettazione esecutiva degli impiantifatto questo preambolo la mia richiesta è questa:1) Come vi accingete voi allo studio delle norme, e quindi alla vostra formazione tecnica?2) Spesso mi accorgo di non riuscire a comunicare con gli elettricisti che seguo perchè utilizziamo terminologie diverse, io non ho nessuna esperienza in campo, la mia modesta cultura è fatta sui libri, sulle riviste. come colmate voi questa mancanza.(io sono impossibilitato ad andare sui cantieri, per la mansione che ricopro)scusate se la domanda è banale...ma per me è importante...grazie a tutti
MASSIMOPC Inserita: 28 dicembre 2004 Segnala Inserita: 28 dicembre 2004 Visto che il campo normativo è vastissimo, dico una cosa ovvia, bisogna concentrarsi perconoscere in modo approfondito solo le norme che interessano veramente, questo dipendeda quello che uno si trova ad affrontare tutti i giorni, più cose si sanno meglio è ma non sipuò pretendere di sapere tutto. Chi si occupa di media tensione non può prescindere ad esempiodalla cei 11-1 , per i quadri la 60439-1 ect.E' solo una questione di tempo per capirsi con gli altri , con il tipo di lavoro che stai facendohai la possibilità di conoscere tante cose, io l'ultima volta che ho fatto un cantiere è statoil maggio 1993 , un macello vicino a milano, da allora non mi sono piu mosso dalla ditta estò quasi sempre in ufficio, in questi oltre 10 anni sono cambiate parecchie cose ma i problemidegli installatori riesco a capirli ugualmente , capiterà la stessa cosa anche a te se ti interessia tutto quello che fai non avrai problemi
gaspa Inserita: 28 dicembre 2004 Segnala Inserita: 28 dicembre 2004 ...posso portarti solo alcuni consigli derivanti dalla mia esperienza, se puoi, affiancati a qualche collega più esperto e "assorbi" tutto quello che puoi (chiaramente bisogna avere la fortuna di trovare le persone giuste vicino), non ti vergognare di chiedere e proporre.. e sbagliare, continua a studiare ed approfondire sempre.......Certo è un peccato non potere "toccare con mano" il frutto del prorio lavoro, una buona parte di quello che so (soprattutto gli errori fatti) l'ho imparata in campo. Comunque oggi ci sono mezzi che possono aiutarti.... con una macchina digitale e un collega di buona volontà potresti farti scattare qualche foto dei lavori che progetti, o di altri particolari interessanti....
djgeem Inserita: 28 dicembre 2004 Autore Segnala Inserita: 28 dicembre 2004 naturalmente vi ringrazio....anche io penso che il tempo farà il suo dovere...io ce la metto sempre tutta..
Mangu Inserita: 29 dicembre 2004 Segnala Inserita: 29 dicembre 2004 Ciao, volevo dirti che è normale all'inizio trovarsi un pò disorientati in un "mondo" vastitissino come l'elettrico.Sinceramente anchio è da poco che ho iniziato ha progettare e disegnare e ogni giorno imparo cose nuove. Ho avuto la fortuna di trovare dei compagni disponibili a darmi una mano. Il mio consiglio è di fare domande a raffica alla gente e non avere paura di fare errori perchè errare è umano. Poi naviga sui siti e cerca di estrapolare più informazioni possibili e utilizza forum come questo per fare domande perchè la maggior parte delle volte troverai persone che ti risponderanno in modo dettagliato e preciso.Se vuoi ci teniamo in conatto tramite e-mail per confrontarci sulle esperienze impiantistiche che facciamo.Ciao e buone proggetazione e ricordati che professori non si nasce ma si diventa(con il tempo).
Hellis Inserita: 29 dicembre 2004 Segnala Inserita: 29 dicembre 2004 (modificato) Quella della scuola che lascia ben poco, è una osservazione su cui discuto spesso, e penso che sia un buono spunto per approfondire un argomento serio e molto attuale.Anch'io quando mi sono diplomato (perito meccanico), o meglio entrando nel mondo del lavoro (progettazione di gru e sistemi di stoccaggio) ho "scoperto" che non mi rendevo nemmeno conto di ciò di cui si discuteva (sigma, effetti locali, resilienza, etc etc).Come tutti ho imparato poi lavorando, ma spesso mi sono soffermato a pensare al ruolo della scuola. Soprattutto quando ho avuto in affiancamento i nuovi arrivati (neodiplomati).Sinceramente penso che la scuola non possa e non deve formare dei professionisti, pronti per il mondo del lavoro; anche perchè 1000 specializzazioni non basterebbero.La scuola ha lo scopo di formare una mentalità tecnica, fornire le basi per apprendere al meglio una professione. Sinceramente penso che, fra qualche anno quando ti guarderai indietro, ti renderai conto che ciò che avrai imparato non lo potevi apprendere senza adeguata formazione tecnica fornita dalla scuola. Modificato: 29 dicembre 2004 da Hellis
Livio Orsini Inserita: 29 dicembre 2004 Segnala Inserita: 29 dicembre 2004 (modificato) Sinceramente penso che la scuola non possa e non deve formare dei professionisti, pronti per il mondo del lavoro; anche perchè 1000 specializzazioni non basterebbero.La scuola ha lo scopo di formare una mentalità tecnica, fornire le basi per apprendere al meglio una professioneCompletando il ragionamento si può affermare:Se hai la fortuna di avere dei buoni insegnati (e non è facile) esci dalla scuola avendo imparato come studiare ed avendo acquisito le cognizioni di base che ti permetteranno di sviluppare le conoscienze della disciplina che hai scelto. In più hai la consapevolezza di dover continuare ad apprendere.Se hai avuto la sventura di aver frequentato un pessima scuola con insegnanti incapaci (purtroppo è un caso abbastanza diffuso) entri nella vita con l'illusione di sapere, salvo capire velocemente che non sai neanche come e cosa studiare.Questi sono i due estremi scolastici, non solo in Italia. Con varianti più o meno significative è la condizione di tutto il cosiddetto mondo sviluppato. Modificato: 29 dicembre 2004 da Livio Orsini
1234 Inserita: 30 dicembre 2004 Segnala Inserita: 30 dicembre 2004 La risposta di Orsini ha centrato il problema, aggiungo che in qualsiasi lavoro ci vuole passione, costanza, accettare i propri limiti di conoscenza per poi superarli, oggi si parla dei problemi, si propongono soluzioni a parole, ma affrontarli e risolverli è un'altra storia.
Hellis Inserita: 30 dicembre 2004 Segnala Inserita: 30 dicembre 2004 (modificato) Già, però non possiamo dare sempre la colpa di tutto alla scuola. E' pur vero che ci sono parecchi insegnanti che se ne strafegano, ma spesso siamo noi alunni a permetterglielo.Quando frequentavo l'istituto tecnico eravamo molto contenti perchè il prof di macchine a fluido cazzeggiava alla grande, e praticamente vigeva il 6 politico. Entrato nel mondo del lavoro mi sono reso conto di quanto ero idiota e di come le ore sprecate mi sarebbero tornate utili. Modificato: 30 dicembre 2004 da Hellis
Livio Orsini Inserita: 30 dicembre 2004 Segnala Inserita: 30 dicembre 2004 Quando frequentavo l'istituto tecnico eravamo molto contenti perchè il prof di macchine a fluido cazzeggiava alla grande, e praticamente vigeva il 6 politico. Entrato nel mondo del lavoro mi sono reso conto di quanto ero idiota e di come le ore sprecate mi sarebbero tornate utili.E si, è proprio vero che quasi tutti abbiamo avuto almeno un insegnante lavativo e/o incapace. Io ho avuto un insegnante di elettrotecnica che leggeva il giornale invece di insegnare. Noi eravamo (quasi tutti) contenti perchè potevamo farci gli affari nostri. Poi un ns. compagno le raccontò a casa. Il padre, persona responsabile, andò a reclamare dal preside, risultato: quella "brava persona" dell'insegnante in due ore due fece tutto il programma del trimestre e poi per una settimana continuò ad interrogare facendo stragi. Noi incoscienti, invece di prendercela con l'insegnante, ce la prendemmo con il compagno e suo padre. Poi l'insegnante riprese a leggere il giornale e nessuno reclamò più. Come risultato l'elettrotecnica devetti studiarmela poi per conto mio.Qualche anno dopo, più maturo e responsabile, iniziai l'Università: corsi serali, pardon pomeridiani, come recitava l'eufemistica dizione ufficiale (dalle 18,30 all 22 per qualcuno è tardo pomeriggio ). Era il 1971, periodo di contestazione ma non vigeva ancora il 18 politico. Si pretendeva che gli insegnanti insegnassere e fossero presenti in facoltà. Si pretendeve che un argomento non trattato durante i corsi non potesse essere materia di esame. Si pretendeva che il centro di calcolo dell'Università fosse usato dagli studenti e dai docenti e non affittato alle industrie. Devo dire che le cose funzionavano abbastanza decentemente: i titolari di cattedra tenevano le lezioni e gli assistenti potevano fare le esercitazioni.Poi venne il 18 politico e le estremizzazioni a cui seguì la restaurazione. Quando mia figlia iniziò a frequentare il Politecnico le cose erano ritornate alle status quo ante, anzi peggio.Se devo giudicare da quello che ho visto in questi anni la situazione è anche peggiorata. Non credo che la colpa sia degli studenti o della riforma della scuola. A mio parere in questi ultimi decenni il valor medio degli insegnanti è decisamente peggiorato. Ripeto è un mio parere personale derivato dall'osservazione.Non si può pretendere che un adolescente abbia la maturità e la capacità di sindacare un insegnante incapace e/o lavativo. E' tipico di quell'età considerare benevolmente un insegnate che fa lavorare poco ed è molto indulgente. Chi predica che poi la vita è dura, che bisogna lavorare e non poltrire, etc., etc. è considerato, nella migliore delle ipotesi, un rompiglione.Però l'insegnante ha il dovere di educare allao studio ed al lavoro gli studenti, almeno fino alla maturità. All'università si presuppone (non sempre giustamente, purtroppo) che i discenti siano sufficientemente maturi e preparati per autodisciplinarsi.
elettro83 Inserita: 31 dicembre 2004 Segnala Inserita: 31 dicembre 2004 quello detto da Livio è giustissimo:io ad esempio alle scuole superiori, frequentando un professionale, il mio professore di elettrotecnica non ci riempiva di grandi formuloni o ci faceva risolvere casi irreali ma si atteneva a casi che si incontrano proprio quando lo studente si deve trovare a lavorare su di un impianto elettrico; molte volte leggevamo in classe alcune norme tipo la C.E.I. 64/8 o altre.Altri professore sempre nello stesso istituto continuavano a spiegare montagne di formule che agli studenti(di un istituto professionale) , non servono a niente.Ora frequentando l'università, molti professori si lamentano che con il nuovo ordinamento si facciano molte meno ore di lezione e quindi i contenuti si devono tagliare sino all'osso per poter fare un certo progamma in 60 ore metre prima era di 90 ore o più.
Livio Orsini Inserita: 31 dicembre 2004 Segnala Inserita: 31 dicembre 2004 ...molti professori si lamentano che con il nuovo ordinamento si facciano molte meno ore di lezione e quindi i contenuti si devono tagliare sino all'osso per poter fare un certo progamma in 60 ore metre prima era di 90 ore o più.Quei professori dovrebbero spiegare che un professore incaricato a fronte di uno stipendio, non eccelso ma comunque continuo, ha l'obbligo di presenza per meno di 400 ore anno.
1234 Inserita: 31 dicembre 2004 Segnala Inserita: 31 dicembre 2004 Vorrei esprimere un'opinione di carattere generale riguardante il modello socio-culturale che caratterizza la società in tutti gli aspetti del sapere e dell'agire, è evidente che viviamo un ciclo a dir poco decadente dove l'ideologia dominante la si può sintetizzare: tutto e subito, produci, consuma e muori.Questa situazione crea approssimazione, pressapochismo in tutti i settori, tra cui la scuola che informa e forma, o almeno dovrebbe, oggi viviamo gli effetti della new economy, con i suoi bluff, certo non è tutto da rifare ma ci siamo vicini, bisogna reinventarsi nuovi codici di comportamento una nuova etica, e tutti siamo chiamati a partecipare.Buon 2005
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