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Terra Condominiale Assente, Ma Presente In Un Appartamento


archimede72

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Salve a tutti.

Supponiamo di avere la seguente situazione: palazzina senza messa a terra condominiale, in cui uno dei condomini (nel seguito chiamato singor A) ha completamente ristrutturato il suo appartamento, provvedendo a calare sino al suolo una canalina con cavo G/V terminato su idoneo dispersore.

Quesito A

Un altro condomino (signor B ) vorrebbe anch'egli ristrutturare e mettere a norma l'impianto; quali delle seguenti soluzioni adottare?

1. Il signor B mette un suo dispersore in modo completamente indipendente dal signor B.

2. Il signor B mette un suo dispersore, poi fa fare una traccia fra i due dispersori e li collega con un bel cavo G/V di sezione opportuna (ma bisogna comunque chiedere il permesso al singor A e non è detto che accetti);

3. Il singor B porta il suo cavo di terra direttamente in testa al dispersore del signor A (soluzione più dura da far digerire al signor A, che magari vorrà anche farsi pagare).

Io (che sono il signor B ) vorrei evitare la soluzione N. 3 perché il signor A mi sta antipatico e gli voglio chiedere il meno possibile.

A quanto mi risulta la soluzione 1 non è ammessa dalla norma; ma che pericolo ci può essere se non ci sono masse appartenenti ai due impianti contemporaneamente accessibili?

Quesito B

Il signor B si accorge che nell'appartamento del signor A, l'elettricista non ha collegato a terra le masse estranee (conduttura entrante dell'acqua e del gas). Interpellato, l'elettricista dice:

"ma che te sei ammattito a collegà er tubbo dell'acqua? così quanno te fai la doccia te piji la scossa".

In effetti nel caso in cui il differenziale dell'impianto del signor A non interviene, in caso di guasto che porta in tensione una massa, tale tensione si propaga su tutta la conduttura idrica. A parte il fatto che questa propagazione ci sarebbe anche senza il collegamento esplicito del tubo dell'acqua con il dispersore, visto che anche il tubo dell'acqua è infisso nel terreno, ma il dubbio sorge spontaneo:

la norma impone allora una pratica pericolosa???

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ciao

1. Il signor B mette un suo dispersore in modo completamente indipendente dal signor B.

questo non si dovrebbe fare trattandosi di un condominio (mi pare di capire) l'unicità dell'imnpianto di terra sarebbe mandatorio.

2. Il signor B mette un suo dispersore, poi fa fare una traccia fra i due dispersori e li collega con un bel cavo G/V di sezione opportuna (ma bisogna comunque chiedere il permesso al singor A e non è detto che accetti);

questa e' una buona idea, miglioreresti tra l'altro la Rt dell'impianto esistente.

3. Il singor B porta il suo cavo di terra direttamente in testa al dispersore del signor A (soluzione più dura da far digerire al signor A, che magari vorrà anche farsi pagare).

anche questa è una soluzione accettabile .

Quesito B

Il signor B si accorge che nell'appartamento del signor A, l'elettricista non ha collegato a terra le masse estranee (conduttura entrante dell'acqua e del gas). Interpellato, l'elettricista dice:

"ma che te sei ammattito a collegà er tubbo dell'acqua? così quanno te fai la doccia te piji la scossa".

questo effettivamente non l'ho capita bene, qual'e' il tuo problema a riguardo?

Gli impianti di adduzione acqua sanitaria se costituiti da materiale conduttore (rame, ferro/piombo) andrebbero collegati all'impianto di terra (cosi come pure la centralina dei termosifoni), ora la tua paura quale è? che qualcuno nello stesso palazzo li stia utilizzando come unica forma di dispersori di fatto(pratica quest'ulitma non rispondente alla regola dell'arte)? Il signor A ad ogni modo non vedo che tipo di danno potrebbe arrecarti.

ciao Paolo

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Ciao

Anzitutto grazie per la rapida riposta.

Per il quesito A.

So che la soluzione degli impianti di terra separati è vietata, ma non capisco quale situazione di pericolo si potrebbe creare nel farlo.

Per il quesito B.

Scusami se sono stato poco chiaro.

Non sono preoccupato da ciò che (non) ha fatto il signor A.

Ma dato che io vorrei connettere a terra le masse estranee, tra cui la conduttura dell'acqua, come impone la norma, ha un qualche fondamento la situazione di pericolo paventata dall'elettricista del signor A nel fare questo collegamento?

Che faccio, collego a terra oppure no?

PS: ...buon Natale a tutti!!!

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So che la soluzione degli impianti di terra separati è vietata, ma non capisco quale situazione di pericolo si potrebbe creare nel farlo.
Il pericolo si evidenzierebbe toccando contemporaneamente due masse non appartenenti allo stesso impianto di terra.. Per essere sicuro della impossibilità della mutua accessibilità dovresti fare delle prove, ma è più semplice ricorrere, come vuole la vuona tecnica, ad un impianto di terra unico, indipendentemente dalle beghe tra il signor A e il signor B.

Ma dato che io vorrei connettere a terra le masse estranee, tra cui la conduttura dell'acqua, come impone la norma, ha un qualche fondamento la situazione di pericolo paventata dall'elettricista del signor A nel fare questo collegamento?
Hai fatto un po' di confusione e cerco di chiarire...

Se si verifica un guasto di isolamento, la massa va in tensione e attraverso il conduttore di protezione, questa corrente di dispersione viene derivata a terra. Se c'è un differenziale correttamente coordinato con l'impianto di terr, apre il differenziale e pace....

Nell'ipotesi, che paventavi, di un diffrenziale guasto, questa corrente di guasto continua a fluire a terra e potrebbe portare in tensione tutte le masse che si trovano nella zona di influenza dell'impianto di terra e ovviamente, nel caso in cui fai il collegamento della montante dell'acqua per equipotenzialità, porti in tensione anche la montante di terra, essendo questa collegata a un circuito di protezione che manca della parte fondamentale (un diffrenziale sano).

Ma, il collegamento della montante di terra nel bagno, detto equipotenziale supplementare, ha la funzione di equipotenzializzare le masse estranee, ossia quelle capaci di introdurre un potenziale pericoloso, in un ambiente che non è classificabile ordinario. Chiaro che se ti scontri con la legge di Murphy, arrivi alla conclusione che, essendo la "funzione sfiga" non limitata, qualsiasi situazione è pericolosa.

Quindi, il collegamento della montante va fatto e il differenziale va ogni tanto verificato elettricamente, ossia non con la semplice pressione de tasto prova.

Modificato: da Benny Pascucci
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scusa benny la mia intromissione nel discorso,ma quando si parla di messa a terra cerco e vorrei capirne il piu' possibile.

allora, mettiamo che in uno degli appartamenti del condominio non funzioni a dovere il differenziale,quindi si verifica un guasto di isolamento di uno degli elettrodomestici presenti in casa,il proprietario non lo sa(è partito per un viaggetto di 2 giorni)cosa succede??

avendo i collegamenti anche ai termosifoni o alle montani dell'acqua(se in ferro) fa beccare la scossa anche agli altri condomini,quindi il rischio nei condomini è alto secondo me maggiormente se tutte le tubature sono messe a terra.

o dico solo boiate

buon natale ragazzi(non abbuffatevi)

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mettiamo che in uno degli appartamenti del condominio non funzioni a dovere il differenziale,quindi si verifica un guasto di isolamento di uno degli elettrodomestici presenti in casa,il proprietario non lo sa(è partito per un viaggetto di 2 giorni)cosa succede??

succede che tutte le masse collegate all'impianto di terra (quindi parliamo della carcassa metallica della lavastoviglie o del collettore dei termosifoni) si porterranno ad una tensione circa pari a

V= Rt*Ig

dove

Rt= la resistenza globale verso terra della massa in questione

Ig=corrente di guasto

da qui la necessita' che la R di terra sia ,la piu' bassa possibile (anche se ad onor del vero in Italia ne gli enti normatori ne il legislatore hanno determinato un valore massimo accettabile ma piuttosto richiede che per ambienti ordinari la tensione di contatto sia < 50V, per quelli speciali <25V).

avendo i collegamenti anche ai termosifoni o alle montani dell'acqua(se in ferro) fa beccare la scossa anche agli altri condomini,quindi il rischio nei condomini è alto secondo me maggiormente se tutte le tubature sono messe a terra.

questo è vero pero' come in tutte le cose si deve cercare un compromesso accettabile tra l'evenienza di cui sopra è il pericolo costituito dalle masse estranee (ci sono dei post dedicati a riguardo che spiegano bene il perche')

ciao paolo

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scusa benny la mia intromissione nel discorso,ma quando si parla di messa a terra cerco e vorrei capirne il piu' possibile.
Grazie Paoletto... :thumb_yello:

hai spiegato egregiamente e, credo, dissipato i dubbi di acarrua....io ero impegnato con il cenone.... :lol:

Modificato: da Benny Pascucci
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io il cenone ancora lo devo iniziare (attendo fiducioso ma mi sa che anche quest'anno prima delle 9.30 non se ne parla), meglio battere al pc che gurdare ma non toccare....

Auguri a Tutti

Ciao Paolo

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Scusate ma io non sono molto d’accordo con i calcoli di Paolo.

Infatti nella relazione

V = Rt *Ig

Ig e Rt non sono indipendenti.

Nel sacro testo “Fondamenti di SICUREZZA ELETTRICA” di un certo Vito Carrescia (mettete il nome su Google e vedrete chi è), a pag. 140 e ss, si riporta il calcolo della tensione a cui vengono a trovarsi le masse in caso di guasto, secondo il seguente calcolo:

U = Uo * Re / Re + Rn

Nella quale

U è la tensione di contatto

Uo è la tensione nominale (220 V)

Re è la resistenza di terra del sistema

Rn è la resistenza di terra del neutro (ovvero quella della cabina dell’ENEL che genera la terna trifase che viene distribuita alle utenze)

Vogliamo metterci qualche numero nella formulina?

Se volessimo limitare a 50 V la tensione di contatto, sostituendo i seguenti valori

U = 50 V

Rn = 1 ohm (spesso è anche meno)

Si ottiene Re = 0,3 ohm circa.

E che ci vuole a fare una messa a terra da 0,3 ohm? E se anche ci riuscissimo, che ci vuole a mantenerla tale nel tempo?

Viceversa, ipotizzando di avere una buona terra (facciamo 10 ohm), si ottiene

U = 220*10/(10+1)= 200 V (minchia!)

Nella pratica non è quindi possibile mantenere la tensione di contatto al disotto di 50 V, ma solo limitare il tempo in cui tale tensione permane sulle masse, e ciò è garantito dalla condizione

Re<50/Id

(PS: Devo ammettere che quel ‘50’ nella formula a suo tempo mise in confusione anche a me, ma la suddetta relazione NON garantisce che la tensione di contatto sia < 50V!!!)

Con un differenziale da 30 mA, si ottiene una Rt di 1667 ohm, che non è difficile da fare né da mantenere.

Ovviamente il coordinamento terra-differenziale ha successo se e solo se IL DIFFERENZIALE FUNZIONA.

Ora in uno stabile da 20 appartamenti, la probabilità che almeno uno dei differenziali non funzioni, secondo me non è trascurabile…

Vedrai che prima o poi diventerà obbligatorio per legge anche fare i controlli del differenziale oltre a quelli delle caldaie e di tanto altro…

/Pierpaolo

Modificato: da archimede72
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Scusate ma io non sono molto d’accordo con i calcoli di Paolo.
E no...i calcoli, le formule e le considerazioni di Paolo sono correttissimi. (Paolo, so che sei impegnato a tavola e mi permetto di rispondere io per te.... :P )

Nel sacro testo...
Per me esiste solo un sacro testo, la Bibbia, ma se devo dimostrare a qualcuno che è in errore non cito le pagine, con tanto di versetto, etc...mi sa tanto di integralismo religioso... :unsure:

un certo Vito Carrescia (mettete il nome su Google e vedrete chi è)
Lo conosciamo, non abbiamo certo bisogno di googlare, ma si dà il caso che anche chi scrive su questo forum pur non avendo tutte le sue citazioni, sotto tanti aspetti, non gli è da meno.

si riporta il calcolo della tensione a cui vengono a trovarsi le masse in caso di guasto, secondo il seguente calcolo:

U = Uo * Re / Re + Rn

Guarda la paginetta che ti ho schizzato e ti renderai conto che quella formula, deriva dalle formulette di Paolo, semplicemente applicando la formuletta del partitore di tensione.... :rolleyes:

Rn è la resistenza di terra del neutro
Sbagli, Rn è la resistenza di terra di cabina, il neutro non c'appizza una benemerita mazza.

Nella pratica non è quindi possibile mantenere la tensione di contatto al disotto di 50 V, ma solo limitare il tempo in cui tale tensione permane sulle masse, e ciò è garantito dalla condizione

Re<50/Id

Dopo anni di protezione coi diffrenziali e della sua necessità di coordinamento con l'impianto di terra, sembra si stia quasi scoprendo l'acqua calda.... :unsure:

Ora in uno stabile da 20 appartamenti, la probabilità che almeno uno dei differenziali non funzioni, secondo me non è trascurabile
Su questo concordo appieno in forza della mai smentita legge di Murphy su richiamata.

Vedrai che prima o poi diventerà obbligatorio per legge anche fare i controlli del differenziale oltre a quelli delle caldaie e di tanto altro…
Se leggi in modo critico la 81/08 e la 37/08, ti accorgi che quanto asserisci è già obbligatorio. Il proprietario di un impianto è tenuto alla manutenzione periodica dell'impianto, cosa che può essere fatta solo assoggettando l'impianto a delle verifiche periodiche.

Ti allego lo schizzetto per far sì che possa convincerti della correttezza delle asserzioni di Paolo.

partitore.jpg

Buon Natale!

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I miei conti sono corretti e sono esattamente coincidenti con quelli riportati da Benny Pascucci nello schemino.

E soprattutto il calcolo della tensione di contatto è giusta, sia nei parametri che nei numeri, anche se molti continuano a parlare di 50 V erroneamente, altro che scoprire l'acqua calda.

Per quanto riguarda Rn, che ho chiamato la resistenza del neutro (come la definisce lo stesso autore del libro), è chiaro che mi riferisco alla resistenza di cabina (come ho anche scritto tra parentesi per maggiore chiarezza).

La prossima volta ci metto pure lo schemino così nessunho fraintende.

Modificato: da archimede72
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mi sembra che ci si sia bloccati in una situazione in cui tutti dicono la stessa cosa ma non ci si capisce lo stesso...

U = Uo * Re / Re + Rn

altro non e' che lo svilluppo della formuletta

U=Ig* Re (il cui copyright andrebbe attribuito se non ricordo male a un tale tedesco di nome Kirchhoff :rolleyes: )

parliamo di un sistema TT, il valore dei 50V non e' altro che un valore che gli enti normatori (leggasi CEI) hanno stabilito per come valore limite per la tensione di contatto in ambienti ordinari, valori superiori dovrebbero provocare l'intervento dei interruttori differenziali la cui taglia (in termini di idn) andrebbe pertanto scelta e coordinata con la Re secondo la relazione

Re < 50/idn.

Quindi in tempo X msec (dipendente dal livello di corrente dispersa Vs Idn) un differenziale ben funzionante dovrebbe garantirti il distacco.

Cosa succede se i differenziali non funzionano? il malcapitato viene a contatto con una tensione pari appunto a

U=Ig* Re o se preferisci U = Uo * Re / Re + Rn

quindi piu' è bassa la Re meglio è (da cui la necessità di non fermarsi a una Re legata alla relazione Re < 50/idn ma bisognerebbe fare molto meglio ove possibile) anche perche' tra l'altro il valore di tensione potrebbe essere ben superiore ai 50V.

Quanto sarà la corrente che attraversa il malcapitato? la risposta è dipende: valgono le formule di un normale partitore di corrente , datosi che da una parte c'e' Re (ordine della decina di Ohm si spera) dall'altro c'e' il corpo umano con in serie le varie resistenze di contatto verso terra (ordine dei Kohm si spera) nel corpo umano se le cose sono fatte bene (e non si è immersi in una vasca da bagno) dovrebbero passare qualche mA e non fare danni piu' di tanto.

Da qui si capisce del perchè la prevenzione verso i contatti indiretti si faccia con gli impianti di protezione di messa a terra, con apparecchi a doppio isolamento e non con l'utilizzo di interruttori differenziali (che pure sono un fondemantale strumento di sicurezza e prevenzione)

Ciao Paolo

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Ora in uno stabile da 20 appartamenti, la probabilità che almeno uno dei differenziali non funzioni, secondo me non è trascurabile…

Vedrai che prima o poi diventerà obbligatorio per legge anche fare i controlli del differenziale oltre a quelli delle caldaie e di tanto altro…

Secondo me sarebbe già un buon risultato se l'utente ogni tanto utilizzasse il famoso tasto test.

E' lì apposta ma non lo usa quasi nessuno.

Aggiungo altre due idee.

Stabilire, come avviene all'estero, un valore massimo per Re (100 Ohm?).

Se vogliamo essere bravi magari questo valore massimo potrebbe essere legato al tipo di edificio/impianto (unità abitstaiva singola, condominio, etc).

In aggiunta ai differenziali sulle linee terminali, installare nel quadro un differenziale generale, es 300 mA selettivo, che garantisca la protezione dai contatti indiretti. La probabilità che due differenziali siano guasti è molto ridotta.

BUON NATALE

Modificato: da Carlo Albinoni
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Devo ringraziare Paolo,

che ha letto il mio intervento con attenzione, senza trascurare alcuna parola e ha risposto puntualmente senza fare del facile e gratuito sarcasmo.

Auguri a tutti.

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Grazie anche a Carlo Albinoni per il suo intervento.

Purtroppo anche con Re pari a 100 ohm (ad esempio) e una resistenza di terra di cabina scrausa (ad esempio 10 ohm) si ha una tensione di contatto Uo pari a 200 V.

La famosa relazione si può scrivere anche così

U = Uo * 1 / 1 + Rn/Re

e da qui si vede che la nostra Re si trova a competere sempre con la Rn, e non c'è partita (anche se algebricamente Uo tende a 0 al tendere a 0 di Re).

Ma è comunque ovvio che Re più è bassa e meglio è.

In aggiunta ai differenziali sulle linee terminali, installare nel quadro un differenziale generale, es 300 mA selettivo, che garantisca la protezione dai contatti indiretti. La probabilità che due differenziali siano guasti è molto ridotta.

Infatti è quello che ho fatto a casa mia, avendo avuto cura di verificare che la resistenza di terra fosse inferiore a 167 ohm, ovvero che la terra fosse coordinata anche con il selettivo a sensibilità ridotta.

Auguri a tutti

/Pierpaolo

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Purtroppo anche con Re pari a 100 ohm (ad esempio) e una resistenza di terra di cabina scrausa (ad esempio 10 ohm) si ha una tensione di contatto Uo pari a 200 V.

Certo, certo.

Serve solo a smontare il concetto "qualunque valore di Re va bene tanto con il differenziale etc etc".

100 Ohm è comunque il valore massimo che diverse norme nazionali estere prescrivono per i sistemi TT.

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Stabilire, come avviene all'estero, un valore massimo per Re (100 Ohm?).

un DPR del 1955 "Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro" prescriveva 200 Ohm: archeologia.... ma magari potrebbe essere un punto da cui partire.

Ciao Paolo

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un DPR del 1955 "Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro" prescriveva 200 Ohm: archeologia.... ma magari potrebbe essere un punto da cui partire.

Per la verità era 20 Ohm.

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senza trascurare alcuna parola e ha risposto puntualmente senza fare del facile e gratuito sarcasmo.
Evidentemente ti riferisci al mio intervento, ma è difficile rispondere senza ricorrere al sarcasmo ad una replica che parla di formule sbagliate, definisce sacri dei testi tecnici e per poco non equipara a Dio l'ottimo prof. Carrescia, che stimo come collega e come divulgatore di sicurezza elettrica.

Ma non voglio polemizzare, per cui ritego chiuso questo argomento, evidentemente, il grado di permalosità di archimede72 uguaglia la sua preparazione tecnica, ma, non si può avere tutto... :rolleyes:

Ritornando all'aspetto squisitamente tecnico, mi piace mettere in risalto uno dei punti sollevati da archimede72, che necessitano un approfondimento, ossia quando scrive:

la suddetta relazione NON garantisce che la tensione di contatto sia < 50V!!!)

Diciamo anzitutto con un valore di tensione di contatto di 50 V, il 95% della polpolazione presenta un'impedenza superiore a 4000 ohm. Pertanto, in sede internazionale, è stato assunto che tensioni di 50 V in ambienti asciutti, in quanto con tale valore, nella maggio parte dei casi la corrente che può attraversare il corpo non produce alcun effetto significativo. Per gli ambienti bagnati il limite è posto a 25 V.

Per una tensione di contatto di 100 V, il tempo massimo deve essere 400 ms per gli ambienti ordinari e 200 ms per gli ambienti bagnati.

Riporto la curva di sicurezza tempo-tensione di contatto fig.1

Tuttavia, l'impedenza generalmente considerata dalle norme per gli ambienti ordinari con impianti a 230 V è 1000 ohm a piedi e mani nude; se si accetta tale convenzione e si pone la tensione di contatto pari a quella nominale verso terra, il corpo umano in un ambiente ordinario non dovrebbe mai essere attraversato da correnti superiori a 230 mA, che sono pericolosissime se permangono per oltre 50 ms, come si può constatare dal diagramma di fig. 2

Modificato: da Benny Pascucci
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Grazie Benny per le tue precisazioni.

Permettimi un commento finale.

Io non sono un esperto di impianti elettrici o di sicurezza elettrica. Quello che so l’ho imparato dal suddetto libro (che ritengo veramente ottimo), da studio personale e … leggendo gli interventi degli esperti in questo ottimo forum; ed ho scoperto un mondo tecnicamente affascinante, che io da collega elettronico ritenevo a torto obsoleto e noioso. Per condividere con voi alcune importanti precisazioni in materia di sicurezza elettrica, mi sono pertanto permesso di citare in causa il libro di Carrescia, forse per paura di non essere preso in considerazione. Questo però è stato controproducente perché dalla tua risposta si evinceva chiaramente che il mio testo era stato travisato. Va be' quando non ci si capisce, anche chi scrive (cioè il sottoscritto) deve prendersi le sue colpe perché evidentemente non è stato sufficientemente chiaro.

Voglio comunque sottolineare il fatto che io non parlavo di “formule sbagliate”, ma volevo piuttosto evidenziare quanto segue:

1. Dipendenza fra resistenza di terra e tensione di contatto

la formula

U = Re * Ig è forse sbagliata?

No di certo.

Ma si può dire che U è direttamente proporzionale a Re (come potrebbe sembrare a una lettura superficiale della formula?)

NO DI CERTO, perché Re è nascosta anche dentro Ig.

Si può dire infatti che se dimezzo Re, dimezzo anche U?

NO DI CERTO

Se la formula la riscriviamo così

U = Uo * Re / Re + Rn

O meglio ancora così

U = Uo * 1 / 1 + Rn/Re

Si capisce che l’influenza di Re su U è debole, e soprattutto che la nostra Re si trova a competere sempre con la Rn, e non c'è partita (chi ce l’ha una resistenza di terra paragonabile a quella di cabina?)

2. Coordinamento terra e differenziale

Un altro aspetto fondamentale che volevo sottolineare è che la famosa relazione

Re<50/Id

da molti viene del tutto travisata (forse per colpa del ‘50’).

Domandatelo a 100 elettricisti e a 100 ingegneri.

Almeno 90 elettricisti e aimè 20 ingegneri risponderanno che il soddisfacimento della relazione garantisce tensioni di contatto al di sotto di 50 V, per cui il differenziale potrebbe anche non scattare.

Passi per i 90 elettricisti, ma i 20 ingegneri proprio non li tollero.

Per cui sottolineare questa situazione, non mi sembrava di scoprire l’acqua calda

Colgo l’occasione per augurare a tutti un felice 2010.

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Almeno 90 elettricisti e aimè 20 ingegneri risponderanno che il soddisfacimento della relazione garantisce tensioni di contatto al di sotto di 50 V, per cui il differenziale potrebbe anche non scattare.

Se devo essere onesto, questo tipo di travisamento, non mi sembra particolarmente diffuso.

Anche in un TN e a maggior ragione in un TT, è pressochè impossibile mantenere la tensione di contatto al di sotto dei 50 V con il mero collegamento a terra delle masse (per altro è un metodo non contemplato in IEC).

Probabilmente intendevano semplicemente dire che le correnti di dispersione in assenza di guasto (o dovute a guasti "non franchi"), se non sono tali da far raggiungere alle masse la tensione di 50 V, non provocano l'intervento del differenziale.

Inoltre, correnti di guasto a terra non interrotte, anche se non dovessero portare le masse ad un tensione pericolosa, sono pur sempre un guasto che va eliminato.

AUGURI

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Se devo essere onesto, questo tipo di travisamento, non mi sembra particolarmente diffuso.
Concordo... :thumb_yello:

Si dovrebbe analizzare su quali base Giampiero ha fatto quelle statistiche, sicuramente degli elettricisti non sanno quelle cose e qualche ingegnere ha confusione in merito, ma 90% degli elettricisti e il 20% degli ingegneri mi sembra un tantinello tanto.

Se così fosse, a questi somarelli, come cura, si dovrebbe consigliare oltre a un buon testo di elettrotecnica e di sicurezza elettrica di stare su PLCforum almeno una volta al giorno.... :superlol:

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da qui la necessita' che la R di terra sia ,la piu' bassa possibile (anche se ad onor del vero in Italia ne gli enti normatori ne il legislatore hanno determinato un valore massimo accettabile ma piuttosto richiede che per ambienti ordinari la tensione di contatto sia < 50V, per quelli speciali <25V).

si su questo non avevo dei dubbi,ma intanto tutto il condominio si becca la "scossa"creata dal condomino con il differenziale guasto.

(questo riguardo le masse estranee)

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Se così fosse, a questi somarelli, come cura, si dovrebbe consigliare oltre a un buon testo di elettrotecnica e di sicurezza elettrica di stare su PLCforum almeno una volta al giorno....

Infatti è proprio quello che consiglio loro quando capisco che fanno parte di quel 90 %, visto che troppo spesso fanno le cose senza capirle veramente, per mera pratica giornaliera o per emulazione di chi ha insegnato loro a infilare cavi nei corrugati e nient'altro di buono.

Salve a tutti

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