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Saldatrice E Trasformatore


desio

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Maurizio Colombi
Io pensavo che tutte le saldatrici lavorassero in alternata agli elettrodi. Quali sono quelle che lavorano invece in continua!

Invece è il contrario, tutte le saldatrici lavorano in continua, o raddrizzata o pulsante, non ricordo di aver visto o sentito dire di saldatrici che lavorano in alternata.

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ma allora mi stò un pò confondendo. Dopo il tuo messaggio nel quale hai linkato le foto delle saldatrici cui si accennava,Livio ha scritto che:

"E' costituita da un trasformatore con rapporto in discesa: 230 V - 400 V ==> 50 V circa. Il volantino aziona un traferro mobile, inserendolo a fondo si ha la riluttanza al valore minimo e negli elettrodi scorre la massima corrente disponibile, man mano che lo si estrea aumenta la riluttanza e diminuisce la corrente disponibile per il carico (elettrodo).In genere agli elettrodi arriva tensione alternata sinusoidale a frequenza di rete"

Per Mirko:il link che hai scritto si riferisce alla classica saldatura con le saldatrici cui si parlava,non vedo nessun elettrodo speciale. Sono normali elettrodi rivestiti!!

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Mirko Ceronti

Il link che ho messo, non è per evidenziare la tipologia di elettrodi (di cui non capisco una benemerita mazza nonostante io discenda da una dinastia di fabbri), ma per mostrare le 2 tipologìe di saldatrici (corrente continua ed alternata) mostrate nel 2° paragrafo "macchine per saldatura ad elettrodo rivestito" dove se ne fa cenno.

Saluti

Mirko

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Maurizio Colombi

I cavi della massa e della pinza, sono contrassegnati da un simbolo + e - .

Non so con esattezza a quale delle polarità corrisponda la massa o la pinza, ma so con certezza assoluta che un saldatore provetto per saldare alcuni materiali come la ghisa, oltre ad utilizzare degli elettrodi particolari, cambia la polarità dei "cavi" della saldatrice.

Comunque in QUESTO documento, ho trovato delle notizie interessanti sul funzionamento delle saldatrici.

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A questo punto ritorno anche io nella discussione che ritengo piuttosto interessante. Dal documento Linkato da Maurizio ho tratto notizie molto utili e chiare. In particolare il documento inizia descrivendo il tipo di saldatrice cui accennavamo,definite addirittura "Le macchine piu semplici ed economiche per saldare".

Specificano che "

Sono le macchine più semplici ed economiche per saldare.

Ricevono in ingresso un voltaggio in corrente alternata e danno in uscita

tensione (V) e corrente (A) continua, come la batteria di una macchina."

A questo punto se abbiamo chiarito che producono in uscita tensiove CC,non possono creare tensione al primario del trafo se non in quell'istante infinitamente breve nel quale si innesca o spegne l'arco.

Direi che la questione didattica dovrebbe essere ora piu chiara.

Poi dal punto di vista della sicurezza ben vengano tutti i consigli dati su come ci si deve comunque comportare in caso di saldatura sul secondario di un Trafo.

Ora che si è stabilito la questione della tensione continua agli elettrodi di una saldatrice del genere,vi chiedo cosa cambia se l'elettrodo lo utilizzo alla pinza di massa e metto a terra la pinza che si usa generalmente per saldare?

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Maurizio Colombi

Ho sentito l'amico fabbro!

Mi ha detto che il + va sulla massa ed il - va sulla pinza; alla domanda se io inverto il + con il - mi ha risposto così: ".....et mat, at saris mia bon da saldà, at sa' smorsa la fiamma....." (sei matto, non riusciresti a saldare, ti si spegne la fiamma) .

Ha poi aggiunto che si utilizza il "trucco" di invertire la polarità per saldare dei pezzi con piccolissimo spessore!

Così ha detto il fabbro....... :worthy:

P.S. non siamo stati in grado di sapere per quale motivo, le leghe leggere e la ghisa si saldano ad arco invertendo la polarità, tanto lui dice che la ghisa non la salda.... "tant la tegna mia" (tanto non tiene) :superlol:

Modificato: da Maurizio Colombi
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ahahah P.S. non siamo stati in grado di sapere per quale motivo, le leghe leggere e la ghisa si saldano ad arco invertendo la polarità, tanto lui dice che la ghisa non la salda.... "tant la tegna mia" (tanto non tiene) :superlol:

Bellissima risposta!!!!!!!!!!!! :roflmao:

Quindi la normalità è mettere il piu a massa ed il meno in mano?

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Invece è il contrario, tutte le saldatrici lavorano in continua, o raddrizzata o pulsante..

No Muarizio. La mia saldatrice vecchia dispone solo del trasformatore e sugli elettrodi arriva alternata pura. Non credo sia l'unico esemplare al mondo :smile: . E' tanto vero che mio fratello, che l'esperto di famiglia per saldature e lavori meccanici, mi aveva chiesto di fare una modifica per avere uscita in cc per poter usare certi elettrodi.

Ne abbiamo comprata una nuova ad inverter, ma quella vecchai continua a funzionare regolarmente, forse lei non sa che dovrebbe essere in continua. :smile:

A questo punto se abbiamo chiarito che producono in uscita tensiove CC...

NOOOOO! Solo alcune, le nirmali economiche e le più vecchie sono in ac

Modificato: da Livio Orsini
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Dato che a me piace sempre verificare anche in pratica le cose, sono sceso nel laboratorio ed ho misurato l'uscita della saldatrice.

Con il tester in alternata, a vuoto, si misura una tensione compresa tra 52 V e 63 V. Con il tester in continua non legge nulla, ovviamente essendo il segnale in alternata.

Visualizzando il segnale con l'oscilloscopio si vede una sinusoide, nemmeno tanto distorta, con periodo di 20 ms e ampiezza di circa 155 Vpp che corrispondono a circa 55 Veff .

Dovrei scrivere c.v.d., perchè almeno una saldatrice con uscita esclusivamente in alternata esiste; se risale al 1973 ma non credo sia stata prodotta in un unico esemplare e che dopo quella data non ne abbiano prodotte altre. ;)

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Ok,dopo ml'utilissima prova pratica di Livio mi sorge un dubbio...allora nelle saldatrici in alternata non ha senso di parlare di morsetto a massa e morsetto per l'elettrodo??

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Infatti i morsetti sulla mia saldatrice tradizionale non hanno contrassegni, mentre su quella ad inverter i contrassegni ci sono, eccome se ci sono.

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Adelino Rossi
Mi ha detto che il + va sulla massa ed il - va sulla pinza;

La saldatura è un trasferimento di materiale, (migrazione) che segue il flusso della corrente.

Se poniamo due elettrodi alimentati da corrente continua dapprima a contatto e poi si allontanano leggermente, si passa dalla posizione di corto circuito alla formazione di un arco voltaico.

Facevo questo esperimento recuperando gli elettrodi cilindrici da pile esaurite per torcia da 1,5V.

In serie mettevo una resistenza recuperata e adattata da una stufetta elettrica fuori uso.

Nel punto d'arco si sviluppa una fortissima luminosità, una alta temperatura, (si fondono facilmente i metalli) e si ha una emissione di fumi e vapori.

Se si alimenta il tutto in corrente alternata si ha un consumo uguale dei due elettrodi e l'arco è più difficile da mantenere in quanto quando l'onda passa per lo zero l'arco tende a spegnersi, il mantenimento viene favorito dalla minore distanza d'arco e dall'atmosfera fortemente ionizzata e ricca di vapori ricchi di minerale conduttivo che si forma nella zona d'arco. Se invece lo si alimenta in corrente continua l'elettrodo negativo si consuma in modo costante per migrazione del materiale dell'elettrodo negativo verso l'elettrodo opposto. I due elettrodi assumono nelle punte d'arco due forme diverse. Il negativo a forma di "punta di matita" e il positivo a forma convessa. Il consumo degli elettrodi era dato come già detto in minima parte per la temperatura molto elevata ma principalmente per la migrazione del materiale dal negativo al positivo. Per mantenere l'arco una volta innescato si doveva mantenere la distanza tra gli elettrodi costante e quindi la corrente d'arco costante. Con distanza maggiore l'arco si spegne, distanza minore fino al contatto si va al corto circuito limitato in corrente.

Durante la scuola superiore frequentavo saltuariamente un amico che faceva l'operatore cinematografico. La cabina era dotata di due macchine di proiezione carica una per ogni tempo del film.

La lanterna che produceva la luce di proiezione era dotata di un sistema ad arco con elettrodi come detto sopra. La macchina ovviamente era sofisticata ed aveva un motore per mantenere costante la distanza tra gli elettrodi e quindi la luminosità. L'elettrodo positivo era in genere piuttosto corto, (aveva davvero un consumo minimo) mentre l'elettrodo negativo motorizzato aveva una lunghezza standard pari alla durata in minuti della durata di un tempo del film, (circa 60 Cm). La macchina era fortemente ventilata sia per espellere i fumi nocivi, (sono nocivi anche nella saldatura) che per smaltire il calore notevole prodotto.

Link della macchina da proiezione ad elettrodi. Link Si possono vedere sia gli elettrodi che l'interno della lanterna.

Stessa esatta applicazione, (produzione di luce) ma alimentata con gruppi elettrogeni l'ho ritrovata quando ho fatto il militare nel genio, le famose fotoelettriche, fari di alta potenza per l'illuminazione contraerea e altri usi.

In questi casi si è sfruttata la luce decisamente notevole emessa dall'arco e concentrata in uno specchio riflettente.

Invece ad esempio negli altiforni elettrici delle acciaierie, (opportunamente progettati) si sfrutta il calore prodotto da un arco che scarica tra il metallo da fondere e uno o più elettrodi di grafite che formano l'altro polo. L'elettrodo di grafite è il polo che si consuma durante la fusione.

La grafite se ne va con le scorie. Poichè durante un ciclo di fusione ci vogliono più elettrodi, questi, (gli elettrodi) sono dei cilindri di circa 30 - 50 Cm di diametro e lunghi 200 Cm circa. alle estremità hanno un incavo filettato che permette di impilarli durante il loro consumo e mantenere cosi la continuità elettrica durante tutto il ciclo. Questi elettrodi sono alimentati da decine di armadi raddrizzatori controllati.

Vedi foto link

La migrazione del materiale verso poli opposti viene normalmente impiegata nei bagni galvanici. Il polo che si consuma è quello a cui viene collegato l'elettrodo sacrificale, piastre o elettrodi di materiale da trasferire ai manufatti.

Per arrivare alla saldatura ad arco dove l'elettrodo di saldatura, (sacrificale) viene trasferito al materiale per fusione favorito anche dal flusso migratorio connesso alla corrente d'arco, alla atmosfera gassosa altamente ionizzante e carente di ossigeno che si viene a creare in prossimità del punto di contatto. Ovviamente contribuiscono in modo determinante le qualità della saldatrice, le impostazioni dell'energia erogata, del materiale dell'elettrodo e del tipo di materiale che si va a saldare. L'argomento è assolutamente più complesso e spero di non aver detto troppe cav..

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Se si alimenta il tutto in corrente alternata si ha un consumo uguale dei due elettrodi e l'arco è più difficile da mantenere...

Adelino hai trascurato un particolare: nelle saldature c'è un solo elettrodo, il materiale si trasferisce dall'elettrodo al "pezzo". Infatti l'elettrodo si consuma mentre il "pezzo" no; anzi sul pezzo compare quel cordoncino di materiale d'apporto che, una volta pulito dalle scorie del disossidante, è un tutt'uno con il pezzo saldato. Anche il pezzo, o i pezzi, si fondono nell'immediata vicinanza dell'arco. In questo modo il materiale apportato si fonde con il amteriale del pezzo da saldare creando un corpo unico.

In casa ci sono ancora pezzi saldati da mio padre dove sis tenta a riconoroscere la saldatura.

Ho conservato ancora, per ricordo, un pignone di una betoniera di cui aveva ricostruito alcuni denti usando viti, avvitate sui monconi, e riempendo gli spazi vuoti con l'apporto di saldatura; il tutto poi rifinito a lima per ricreare il profilo del dente.

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Adelino Rossi

Il mio esempio, allargato forse troppo, era inteso alle esperienze da ragazzo con gli elettrodi di grafite alle applicazioni sulla luce.

Nella saldatura è come dici tu è evidente, si consuma solo l'elettrodo per fusione.

Anch'io a suo tempo mi ero costruito la prima saldatrice artigianale con materiale di recupero in corrente alternata che funzionava bene per il mio scopo, (non avevo soldi per i diodi).

In seguito per un lungo periodo l'ho trasformata in CC con dei grossi diodi recuperati da una demolizione. Poi sono passato ad una ad inverter professionale e questo è un altro mondo.

Poi anche nella saldatura ci sono i bravi e i meno bravi. Io mi considero meno bravo ma sufficiente per le mie esigenze.

Modificato: da Adelino Rossi
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Poi sono passato ad una ad inverter professionale e questo è un altro mondo.

Verissimo! L'ho notato anch'io quando, qualche mese fa mi son tolto lo sfizio di regalarmela.

Solo per il peso e per l'ingombro è già un vantaggio notevole.

Però io son convinto che in quanto a robustezza la mia vecchia elettromeccanica, che dopo quasi quarant'anni di onesto lavoro funzioba benissimo, sia ancora insuperabile. Le nuove ad inverter hanno prestazioni e rendimenti insuperabili, però...sono intrinsecamente più delicate.

DImenticavo.

Tanto per tornare al tema iniziale. Anche con una saldatrice in cc, ogni volta che s'interompe l'arco e si riparte è un bell'impulso di tensione che se accoppiato ad un traformatore fa..... quello che fanno gli impulsi: passa dall'altra parte del trasfo. Occhio alla p...elle ;)

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OT: Se non sbaglio le saldatrici rotative sono esattamente la stessa cosa che veniva usata per alimentare le lampade ad arco in teatri e cinema e forse anche, seppure in dimensioni molto diverse, sono sorelle dei vecchissimi convertitori che si usavano nella trazione ferroviaria :unsure:

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