Articolo
Gli allegati nazionali alle norme per il calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici
Sarà pubblicata a breve una prima serie degli allegati nazionali per il calcolo della prestazione energetica a supporto della
Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive). Con l'occasione vediamo di riassumere brevemente la storia e le motivazioni che hanno portato allo sviluppo delle norme CEN e dei loro allegati. Sin dalla prima edizione della Direttiva che risale ormai al 2002, la Commissione ha inteso favorire un maggior allineamento tra
le metodologie di calcolo dei diversi Stati Membri, per consentire una maggiore confrontabilità tra gli edifici, gli APE e più in generale l'evoluzione dell'efficienza energetica del parco immobiliare
dei diversi Paesi.
A seguito della Direttiva del 2002, veniva approvato il primo mandato al CEN (M/343) per l'elaborazione di un pacchetto di norme per la definizione di una metodologia di calcolo per la prestazione energetica degli edifici.
La successiva edizione della Direttiva (2010/31/UE) poneva maggior enfasi sull'opportunità per gli Stati Membri di adottare una metodologia comune (art. 1) che tenesse conto delle norme europee (allegato 1 nel PDF).
Nel frattempo, le circa trenta norme del mandato M/343, elaborate da cinque diversi comitati tecnici del CEN, erano state pubblicate.
Malgrado l'ingente sforzo, occorre riconoscere che tali norme non erano perfette: e la loro applicazione congiunta non era affatto semplice.
Ma non è solo questo che ha frenato molti Paesi, tra cui il nostro, dall'adottare completamente e fedelmente le norme del mandato M/343.
La maggior parte dei Paesi era, infatti, dotata di una propria legislazione, di norme tecniche e metodologie di calcolo, già
consolidate e utilizzate. Passare ad un quadro normativo nuovo, non sufficientemente validato e testato, avrebbe comportato un cambiamento significativo non privo di rischi. Pertanto, molti Paesi hanno preferito un recepimento della Direttiva che conservasse la propria metodologia di calcolo e le proprie peculiarità nazionali.
D'altro canto, le norme in questione, pur essendo sviluppate "sotto mandato" a supporto di una direttiva europea, non si configurano come norme armonizzate.
In pratica ciò significa che i Paesi aderenti al CEN hanno l'obbligo di adottarle nel proprio quadro di normativa tecnica ma, a livello legislativo, hanno la facoltà di utilizzare metodologie di calcolo nazionali, richiamate o definite direttamente nei disposti regolamentari.
Ma torniamo alla nostra cronistoria.
Con il successivo mandato M/480 del 2011, il CEN rimette mano alle norme del pacchetto EPBD con l'obiettivo di:
- migliorare la qualità delle norme, rendendole maggiormente univoche e a prova di software, aspetto sul quale il gruppo consultivo "Software house" ha lavorato molto;
- migliorare la leggibilità delle norme, separando le parti strettamente normative da quelle informative o di approfondimento, da qui la creazione dei Technical Report (TR) che accompagnano ciascuna norma;
- offrire la necessaria flessibilità per tener conto delle differenze nazionali o regionali nel clima, nella cultura e nella tradizione
edilizia, nelle politiche e nei quadri legislativi in essere attraverso gli allegati nazionali che andremo di seguito a descrivere.
Le norme del mandato M/480 vengono pubblicate nel 2017 e molte di esse sono oggetto di successive revisioni, anche in relazione ad una maggior cooperazione a livello ISO.
Nel frattempo, viene pubblicata la terza edizione della Direttiva (2018/844/UE) che enfatizza maggiormente il ruolo delle norme
tecniche, pur assicurando allo stesso tempo la necessaria flessibilità degli Stati Membri.
L'allegato 1 della Direttiva prevede infatti che: "Gli Stati membri descrivono il metodo nazionale di calcolo secondo gli allegati nazionali delle norme generali, vale a dire ISO 52000-1, 52003-1, 52010-1, 52016-1, and 52018-1, elaborate nell'ambito del mandato M/480 conferito al Comitato europeo di normazione (CEN).
Tale disposizione non costituisce una codificazione giuridica di tali norme".
La Direttiva pertanto non obbliga gli Stati membri ad applicare il set di norme EPB, ma semplicemente a descrivere la propria metodologia di calcolo attraverso gli allegati nazionali delle norme sopra citate, con l'obiettivo di promuovere l'uso diretto delle norme e consentire una maggior confrontabilità a livello europeo.
Infine, la nuova Direttiva (2024/1275/UE) aggiunge il riferimento a due ulteriori norme rispetto all'elenco precedente: la UNI EN
16798-1 a supporto del maggior ruolo riconosciuto alla qualità degli ambienti interni, che entra di diritto nell'oggetto della Direttiva, e la UNI EN 17423 che detta le regole in base alle quali gli Stati Membri dovranno definire i propri fattori di conversione in energia primaria.
Continua nel PDF
Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive). Con l'occasione vediamo di riassumere brevemente la storia e le motivazioni che hanno portato allo sviluppo delle norme CEN e dei loro allegati. Sin dalla prima edizione della Direttiva che risale ormai al 2002, la Commissione ha inteso favorire un maggior allineamento tra
le metodologie di calcolo dei diversi Stati Membri, per consentire una maggiore confrontabilità tra gli edifici, gli APE e più in generale l'evoluzione dell'efficienza energetica del parco immobiliare
dei diversi Paesi.
A seguito della Direttiva del 2002, veniva approvato il primo mandato al CEN (M/343) per l'elaborazione di un pacchetto di norme per la definizione di una metodologia di calcolo per la prestazione energetica degli edifici.
La successiva edizione della Direttiva (2010/31/UE) poneva maggior enfasi sull'opportunità per gli Stati Membri di adottare una metodologia comune (art. 1) che tenesse conto delle norme europee (allegato 1 nel PDF).
Nel frattempo, le circa trenta norme del mandato M/343, elaborate da cinque diversi comitati tecnici del CEN, erano state pubblicate.
Malgrado l'ingente sforzo, occorre riconoscere che tali norme non erano perfette: e la loro applicazione congiunta non era affatto semplice.
Ma non è solo questo che ha frenato molti Paesi, tra cui il nostro, dall'adottare completamente e fedelmente le norme del mandato M/343.
La maggior parte dei Paesi era, infatti, dotata di una propria legislazione, di norme tecniche e metodologie di calcolo, già
consolidate e utilizzate. Passare ad un quadro normativo nuovo, non sufficientemente validato e testato, avrebbe comportato un cambiamento significativo non privo di rischi. Pertanto, molti Paesi hanno preferito un recepimento della Direttiva che conservasse la propria metodologia di calcolo e le proprie peculiarità nazionali.
D'altro canto, le norme in questione, pur essendo sviluppate "sotto mandato" a supporto di una direttiva europea, non si configurano come norme armonizzate.
In pratica ciò significa che i Paesi aderenti al CEN hanno l'obbligo di adottarle nel proprio quadro di normativa tecnica ma, a livello legislativo, hanno la facoltà di utilizzare metodologie di calcolo nazionali, richiamate o definite direttamente nei disposti regolamentari.
Ma torniamo alla nostra cronistoria.
Con il successivo mandato M/480 del 2011, il CEN rimette mano alle norme del pacchetto EPBD con l'obiettivo di:
- migliorare la qualità delle norme, rendendole maggiormente univoche e a prova di software, aspetto sul quale il gruppo consultivo "Software house" ha lavorato molto;
- migliorare la leggibilità delle norme, separando le parti strettamente normative da quelle informative o di approfondimento, da qui la creazione dei Technical Report (TR) che accompagnano ciascuna norma;
- offrire la necessaria flessibilità per tener conto delle differenze nazionali o regionali nel clima, nella cultura e nella tradizione
edilizia, nelle politiche e nei quadri legislativi in essere attraverso gli allegati nazionali che andremo di seguito a descrivere.
Le norme del mandato M/480 vengono pubblicate nel 2017 e molte di esse sono oggetto di successive revisioni, anche in relazione ad una maggior cooperazione a livello ISO.
Nel frattempo, viene pubblicata la terza edizione della Direttiva (2018/844/UE) che enfatizza maggiormente il ruolo delle norme
tecniche, pur assicurando allo stesso tempo la necessaria flessibilità degli Stati Membri.
L'allegato 1 della Direttiva prevede infatti che: "Gli Stati membri descrivono il metodo nazionale di calcolo secondo gli allegati nazionali delle norme generali, vale a dire ISO 52000-1, 52003-1, 52010-1, 52016-1, and 52018-1, elaborate nell'ambito del mandato M/480 conferito al Comitato europeo di normazione (CEN).
Tale disposizione non costituisce una codificazione giuridica di tali norme".
La Direttiva pertanto non obbliga gli Stati membri ad applicare il set di norme EPB, ma semplicemente a descrivere la propria metodologia di calcolo attraverso gli allegati nazionali delle norme sopra citate, con l'obiettivo di promuovere l'uso diretto delle norme e consentire una maggior confrontabilità a livello europeo.
Infine, la nuova Direttiva (2024/1275/UE) aggiunge il riferimento a due ulteriori norme rispetto all'elenco precedente: la UNI EN
16798-1 a supporto del maggior ruolo riconosciuto alla qualità degli ambienti interni, che entra di diritto nell'oggetto della Direttiva, e la UNI EN 17423 che detta le regole in base alle quali gli Stati Membri dovranno definire i propri fattori di conversione in energia primaria.
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